Dal grano al pane. Con voti unanimi il Consiglio comunale di Settimo San Pietro ha deciso di dare in concessione temporanea una decina di ettari di terreno di sua proprietà agli agricoltori che si propongono di coltivare il grano duro nella località di "Su Pardu". Dopo la mietitura il prodotto dovrà essere consegnato all’antico mulino che ancora opera in paese. La farina dovrà essere venduta ai fornai di Settimo. Una filiera che presto avrà anche un marchio doc e che si propone non solo di rilanciare la coltivazione del grano "Capelli" a Settimo, ma anche di creare lavoro, sfruttando le risorse e le tradizioni del passato.
I terreni saranno concessi ad un prezzo simbolico, probabilmente a un euro. La concessione avrà una durata di un anno rinnovabile sino a quando il Comune avrà la necessità di riprendersi queste aree attorno alle quali stanno spuntando le prime fabbriche di un nuovo Piano per gli insediamenti produttivi.
“Recentemente – ha detto il sindaco Costantino Palmas - hanno avviato l’attività i primi due forni realizzati dal Comune: da qui l’idea di riprenderci quella che è stata un po’ la storia dell’agricoltura: in particolare la coltivazione del grano che oggi i nostri panificatori acquistano a Serri. Noi vogliamo produrlo sui nostri terreni, completando "in casa" il ciclo della panificazione. Si potrà anche creare un mercato oltre i confini di Settimo, visto che il pane prodotto dalla farina del grano duro, ha delle qualità davvero straordinarie. Tanto più che la macinazione dovrà avvenire nell’antico mulino, ancora aperto in paese”.
Una riappropriazione del passato visto che Settimo San Pietro è stato almeno sino a quarant’anni fa, il vero granaio dell’hinterland cagliaritano e non solo. Con una buona fetta del suo territorio (che si estende per oltre duemila ettari) che veniva seminato proprio a grano prima di dare spazio ai vigneti ma soprattutto alla grande crisi del comparto..
In questo contesto il Comune di Settimo ha realizzato quattro forni in una lottizzazione non lontana dal palazzo Municipale. Sono stati assegnati attraverso un bando. I primi due hanno avviato l’attività. E l’antico mulino che sorge nella via Roma e che il proprietario è riuscito a conservare nel tempo, potrebbe riprepararsi a macinare in quantità. Come ai vecchi tempi. Un progetto che sicuramente poggia su basi solide.
Lia Serreli