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Risorse tagliate: a rischio molte associazioni degli emigrati sardi

Proseguono le prese di posizione allarmate e preoccupate dopo la decisione della Regione di bloccare le risorse destinate alle attività dei circoli sardi nel mondo. Molte associazioni rischiano la chiusura.

Tonino Mulas, intervenuto nella riunione dei circoli sardi della Lombardia che si è svolta a Cinisello Balsamo non nasconde il disagio. “In Regione Sardegna c’è tanta confusione e poca nitidezza. La situazione è angosciosa e rischia di portare alla chiusura di diversi circoli anche in Italia”.

 

La consapevolezza che la crisi globale ha decisa preponderanza sulle tematiche legate all’emigrazione è un dato inconfutabile e gli stessi dirigenti della Federazioni hanno  coscienza di quali siano le priorità. Di fronte ad un collasso economico che sta attanagliando l’isola, c’è poco da pretendere. Però manca logicità nel parsimonioso e laborioso lavoro dei funzionari che devono gestire il rapporto con l’emigrazione sarda. “Avessero arginato i progetti futuri della F.A.S.I. – sostiene Mulas – nessuno avrebbe avuto alcun motivo per controbattere. E’ il pregresso che ci manda in crisi. Non si può depennare quanto soltanto un mese fa è stato legittimamente approvato, senza un consulto, senza un preavviso e con tanti soldi già spesi per concretare attività già portate a termine”. 

Mulas ha evidenziato con amarezza come queste situazioni nella sua Presidenza FASI durata nove anni e conclusa nel 2011, non siano mai accadute, pur con qualche indicazione di grossa incertezza, fosse già trapelata nell’ultimo periodo. I meccanismi politici si sono inceppati, complici le continue crisi istituzionali e talvolta l’inadeguatezza e la superficialità del lavoro svolto in Regione.

“Ci vorrà grande pazienza – conclude Mulas  - e soprattutto dobbiamo proseguire il nostro lavoro, dimostrando di essere vivi producendo attività culturale, cercando di economizzare in ogni modo.  Fermarci – dice Mulas – sarebbe l’errore peggiore che potremmo fare”. L’obiettivo principale dell’Ufficio di Presidenza della Consulta è ora quello di incontrare il Governatore Cappellacci.

“E ci deve ricevere – fa sapere Domenico Scala – non lasceremo le sue stanze finchè non ci avrà chiarito i diversi aspetti contorti di questa vicenda”.

La crisi globale sta mettendo in ginocchio le economie di tutto il mondo. E la Sardegna, più di tutto e di tutti, è in balia delle sue incertezze e delle sue incapacità anche istituzionali di rimettersi in gioco per cercare le soluzioni più composite per rialzarsi. E’ tramortita come un pugile all’angolo dopo aver incassato duri colpi e non da segni di reazione. Quotidianamente lo dimostrano la cronache che riempiono le pagine dei giornali nella molteplicità delle sue problematiche condite dalla litigiosità indulgente della sua classe politica e la rassegnazione tipicamente sarda del suo popolo nel tentativo di sopravvivere a questo sbando collettivo. Non poteva essere assolutamente risparmiato da questa mannaia cupa il mondo dell’emigrazione sarda organizzata, che da diversi lustri si genera in un contorto cordone ombelicale collegato a mamma Regione Sardegna ed in particolare all’Assessorato al Lavoro da cui dipende in toto. Succede poi che le già risicate risorse a disposizione per caldeggiare l’isola nella sue peculiarità molteplici (dalla promozione del turismo alla cultura), di punto in bianco siano state del tutto interrotte.

Cavalcando il principio statale del “patto di stabilità”, la Giunta Regionale Sarda, di fatto ha messo in crisi l’apparato di associazioni sarde in giro per il mondo, che pur imperniandosi sul volontariato puro, si è visto fortemente penalizzato dallo svolgere in futuro le attività culturali già preposte ma anche a dover ad oltranza indugiare, se va bene, le risorse “promesse” per le attività già concluse. Una circolare quella sottoscritta dal neo direttore del Servizio delle Politiche Sociali, Cooperazioni e Sicurezza Sociale, Francesca Piras, che ha creato il panico incondizionato.

La prima replica, autoritaria ed impetuosa, è stata portata avanti dall’Ufficio di Presidenza della Consulta, guidato da Domenico Scala, già Presidente della Federazione dei circoli sardi in Svizzera, coadiuvato da Tonino Mulas, presidente onorario della F.A.S.I. e da Vittorio Vargiu della Federazione dei circoli dell’Argentina, oltre a Giuseppe Dessì delle ACLI. Una risposta ferma e risoluta in cui si fa risaltare il disastro che questa decisione produrrà senza dubbio, che all’inizio si presentava come irreversibile, perché – dice il comunicato – trascinerà molte associazioni alla non indolore  chiusura delle attività soprattutto nelle già poco stabili realtà all’estero. Al documento di disapprovazione, nel giro di poche ore hanno aderito i rappresentanti dell’emigrazione distribuiti in tutti i Continenti: dal Perù alla Germania, dall’Australia al Canada.

L’urlo della protesta si è levata unanime e la preoccupazione del tracollo se non ci sarò un serio e soprattutto concreto passo indietro, è reale. Una grande beffa per tutti coloro che in questi decenni hanno tenuto alto il nome dei Quattro mori in giro per il mondo. Serafina Mascia Presidente della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia dallo scorso ottobre, mostra apprensione. La pretesa della chiarezza da parte dei funzionari della Regione è un passo indispensabile.

“L’Assessorato – dice la Mascia – deve darci disposizioni e numeri più precisi in modo tale da poter affrontare questa emergenza con un piano pertinente ed assodato. Esigiamo di conoscere quale sarà alla fine il contributo per la F.A.S.I. del 2012 innanzitutto per il funzionamento dei circoli. Non abbiamo cognizione al momento di quale sia il contributo verrà assegnato ad ogni circolo e anche alla Federazione”. 

Un sollecito che arriva da ogni angolo d’Italia ove sia presente un sodalizio sardo ed invade la bollente casella di posta elettronica dei funzionari regionali perché le risposte su cosa sopraggiungerà in futuro siano garantite.

Massimiliano Perlato

 

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