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AMBIENTE: Disastro ambientale nel Golfo dell’Asinara

Una marea nera ha invaso spiagge e scogliere della Sardegna settentrionale dopo un incidente nella centrale termoelettrica di Fiume Santo

 Pulizia catrame

Il rischio di un disastro ambientale nel Golfo dell'Asinara a seguito dello sversamento in mare di quasi 50 mila litri di olio combustibile durante lo scarico di una nave cisterna nella centrale termoelettrica E.On. di Fiume Santo è stato definitivamente scongiurato. Dopo i primi, immediati interventi di bonifica del litorale con l'asportazione dei grumi di catrame depositati sugli arenili da Porto Torres fino a Santa Teresa Gallura, ora è la volta del <piano di caratterizzazione>, lo strumento tecnico attraverso il quale la società specializzata chiamata da E.On. è passata alla fase di verifica delle condizioni di igienicità delle spiagge.

Il tipo di olio combustibile finito in mare si raggruma a contatto con l'acqua e galleggia fino a spiaggiarsi. Ben più grave sarebbe stata la situazione se le sostanze inquinanti si fossero depositate sui fondali. I lavori procedono a ritmo sostenuto per non compromettere la stagione turistica.

L'INCIDENTE. Si è verificato l'11 gennaio al pontile di Fiume Santo durante le operazioni di scarico dell'olio combustibile. La causa, è stato accertato qualche giorno dopo, una fessurazione nella pompa dell'oleodotto del diametro di alcuni millimetri. Invisibile ad occhio nudo perché la pompa, cioè i primi cinque metri dell'oleodotto, è stata erroneamente collocata al di sotto della banchina. Solo nel pomeriggio del giorno dopo è stato scoperto il danno. L'allarme è scattato alle 16.45, dodici ore dopo l'inizio dello sversamento.

La conferma dell'orario è venuta da un'immagine satellitare diffusa dal ministero dell'Ambiente da cui si evince che le chiazze di olio erano in mare fin dalle 10 del mattino del 12 gennaio.

Una cosa dovrebbe insegnare l'incidente dell'11 gennaio scorso: anche in presenza dei controlli di sicurezza più moderni l'incidente è sempre in agguato. Non c'è nulla al mondo che possa con certezza eliminare il rischio. Occorre pensare che uno sversamento più massiccio avrebbe potuto trasformare il Golfo dell'Asinara in un deserto.

E allora la Regione dovrebbe chiedere al ministero dell'Ambiente, un cofinanziamento per dotare l'area turritana di un radar e di un controllo satellitare delle zone a rischio.

Gibi Puggioni 

 

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