Sono emigrato dalla Sardegna a Genova negli anni ’70: in tutti questi anni ho sempre prestato attenzione a quanto accadeva nell’ambito della gestione politico-sociale della mia regione (e ne ho sentite tante) ma l’episodio che riporta il Secolo XIX del 22-7-2012 è davvero inqualificabile. L’articolo in questione riguarda “l’incentivo”, se non vogliamo chiamarlo regalo, che Cappellacci ha dato alla Santanchè perchè lo devolvesse in strategie pubblicitarie a favore della regione Sardegna: questa generosa spinta pubblicitaria si verifica in un momento di drammatica revisione di spesa e si tratta di un episodio reso noto dalla scrittrice Michela Murgia, che va ringraziata per aver comunicato un movimento di denaro pubblico?... di cui la popolazione non era al corrente.
A questo punto mi domando se, visti i termini in cui la pubblicizzazione firmata Santanchè dei vari aspetti turistico-economici della regione avrebbe dovuto verificarsi, forse noi emigrati non stiamo già facendo molto di più da anni, durante i quali abbiamo cercato di far conoscere aspetti culturali e territoriali della nostra regione su cui difficilmente sono rivolti i riflettori della società non isolana. Forse quel denaro non sarebbe stato più utile se destinato ad aiuto concreto per le persone che perdono il loro posto di lavoro o ancora rivolto ad incentivare il trasporto pubblico sardo e i collegamenti con la penisola piuttosto che ad una pressoché inutile azione pubblicitaria? Mi viene il dubbio che la maggior parte di quel denaro serva più che altro a migliorare le vacanze, magari sarde, dell’on. Santanchè, del suo compagno Sallusti, il quale è per puro caso il direttore del quotidiano che maggiormente si impegnerà a pubblicizzare le bellezze della regione Sardegna.
Giuseppe Ruggiu (Genova)