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Solidarietà degli emigrati ai minatori della Carbosulcis

 Una rappresentanza del Comitato Esecutivo nazionale della Federazione Associazioni Sarde in Italia (FASI) ha portato nelle gallerie di Nuraxi Figus la solidarietà ai minatori in lotta da parte di tutti i Circoli degli Emigrati Sardi nell’Italia continentale.

Il mondo dell’emigrazione – è detto in un comunicato della presidente Serafina Mascia - è vicino ai lavoratori della Carbosulcis che si battono per la difesa del loro posto di lavoro e quindi del futuro delle loro famiglie, dei loro giovani e del loro territorio. Quello del Sulcis è un territorio che rappresenta oggi il fronte di battaglia per lo sviluppo di tutta la Sardegna.

 

Noi emigrati riteniamo che non si possono eliminare posti di lavoro e  che non si può chiudere una politica industriale senza avere creato soluzioni alternative. Non si può, nell’attesa che avvengano  realizzazioni di impegni e promesse, desertificare il tessuto produttivo e lasciare come unica prospettiva l’emigrazione dall’isola.

È una storia – prosegue il comunicato - che abbiamo vissuto sulla nostra pelle.

Scelte e modelli di industrializzazione in settori dichiarati strategici per l’economia italiana,  imposti fuori dalle caratteristiche e dalle risorse della nostra isola, si sono aperti e chiusi nel volgere del ciclo di concessione, erogazione e incasso di agevolazioni e contributi ad operatori che, nel momento di produzione a regime, hanno dichiarato non più redditizio il loro impegno e hanno lasciato l’isola senza pagare pegno.

Cicli di dieci, vent’anni che hanno coinvolto i percorsi di vita e di lavoro delle persone costrette a costruire e ricostruire ogni volta la propria vita e sempre più spesso in altri luoghi fuori dall’isola. Queste  irrazionali trasformazioni  hanno sconvolto il territorio, sfruttato e sacrificato all’impresa del momento, e ne hanno oscurato le sue originali potenzialità di risorse ambientali e di culture sociali e produttive radicate

Per questo oggi noi emigrati – conclude la nota - siamo con i minatori di Nuraxi Figus,  con gli operai dell’Alcoa e con tutte le forze sociali, economiche sarde per chiedere che la Regione Sardegna in maniera compatta  non permetta la perdita di un solo posto di lavoro nel Sulcis e in tutta l’isola e reclami dal Governo italiano le risorse che le spettano da impegnare finalmente per sviluppare le nostre opportunità.

 Si parta dalle bonifiche dei territori devastati, dall’agricoltura, dall’esperienza millenaria dell’allevamento e della produzione casearia, dall’industrializzazione dei prodotti agro-alimentari, dal turismo compatibile con il nostro paesaggio, con la nostra cultura, dalle infrastrutture e dai trasporti che realizzino la continuità territoriale per le merci e le persone.

 Si dia valore ed opportunità reali e continue nel tempo all’imprenditorialità, all’artigianato e, in generale, alle esperienze e alle competenze lavorative oggi esistenti in Sardegna tra gli occupati e i disoccupati e alle conoscenze e alla preparazione dei giovani che non riescono ad avere opportunità di occupazione.

 

 

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