L'ultima cella, la numero 1124, dello stabilimento dell’Alcoa di Portovesme è stata spenta. Le campane hanno suonato a morto nello stabilimento della multinazionale americana dell’alluminio alle 6,30 del 2 novembre.

Per gli operai in lotta da mesi si tratta di una batosta pesantissima. Com prima conseguenza è saltata ufficialmente la manifestazione di protesta che si sarebbe dovuto tenere a Roma il 6 novembre (e che era stata vietata dalle autorità).

La fermata dello stabilimento è avvenuta con 24 ore d’anticipo rispetto alle previsioni.

Con la fermata delle due ultime celle si è concluso il ciclo della produzione dell'alluminio iniziato una quarantina d'anni fa quando le Partecipazioni Statali fondarono la fabbrica a Portovesme. Lo stabilimento con la privatizzazione dell’Alumix alla fine degli anni Novanta venne acquistato dalla multinazionale Alcoa.

Negli ultimi anni l'azienda di Portovesme ha dovuto fare i conti con i costi energetici e con una crisi globale senza precedenti. Fino al disimpegno degli americani.

Le proteste, anche clamorose, degli operai dell’ Alcoa, con manifestazioni a Cagliari e Roma non hanno sortito effetto.

Continuerà, fanno sapere fonti sindacali, la mobilitazione a oltranza seppure con qualche cambio di programma. E’ saltata, infatti, per questioni di ordine pubblico, la manifestazione prevista per il 6 novembre a Roma. 

Resta un filo di speranza che lo stabilimento possa essere riavviato. Il ministero dello Sviluppo economico, infatti, ha ribadito l'attenzione del Governo alla filiera dell'alluminio.

Il 13 novembre, fa sapere il Mise, in occasione della visita in Sardegna dei ministri Corrado Passera e Barca e del sottosegretario De Vincenti, ci sarà "un confronto a tutto campo sui problemi aperti nel Sulcis, compresi, nello specifico, quelli della filiera dell'alluminio, quindi di Eurallumina e Alcoa".