Per mesi le disperate proteste degli emigrati sardi, di fronte all’impressionante, ingiustificato aumento delle tariffe marittime adottato all’unisono da tutte le compagnie di navigazione, quasi avessero agito come un “cartello”, alla faccia della concorrenza e del libero mercato, sono cadute nel vuoto. Il silenzio del Ministro dei Trasporti di fronte ad un provvedimento così penalizzante per l’intera economia della Sardegna è stato assordante. E dalla Regione non sono venuti segnali forti. Poi c’è stata l’ accorata protesta lanciata l'Associazione albergatori della Sardegna: grazie all'esagerato aumento delle tariffe le prenotazioni estive sono paurosamente crollate e segniamo un decremento che si aggira sul 60 per cento.
Inevitabile: l'isola (Chia, La Maddalena) rimane al primo posto nella preferenza degli italiani. Pasqua l'ha confermato: si è riversata una marea di villeggianti, giunti però con l'aereo.
Ma ai più per venire in vacanza in Sardegna è indispensabile l'auto, che, ovviamente, può viaggiare solo via mare. E i costi sono paurosi: tutte le compagnie (Grandi navi veloci, Moby lines, Sardinia ferries, oltre Tirrenia, che ha autonomia fino a maggio) hanno aumentato i costi dei biglietti dal 60 fino al 131 per cento.
Con le somme equivalenti è possibile recarsi in Puglia o in Croazia, con un soggiorno, oltre le spese di viaggio, di 10 giorni. Ed è qui che si sono dirottate la maggior parte delle prenotazioni. (G.Z.)