Con molto interesse ho percorso la lettera di protesta inviata dall’Ufficcio di Presidenza della Consulta ai rapresentanti della Giunta Regionale che stanno mettendo a dura prova le persone che in seno ai circoli sardi nel mondo ricoprono responsabilità di gestione. E’ in gioco la sopravvivenza stessa dei circoli.
L’assessorato del Lavoro che tutela l’emigrazione sarda nel mondo, coprendo di rose e fiori i nostri circoli ha attribuito ad essi l’appellazione di vere ambasciate sarde, è solo un pugno di polvere negli occhi di tutti coloro che al mondo dell’emigrazione e ai circoli hanno disinteressatamente consacrato parte della loro vita.
In questi oltre quarant’anni di attività vissuti a far sì che, l’impegno dei semplici operai in questi paesi esteri attraverso i circoli è stato totale, affinchè nascesse l’apprezzamento della nostra isola Sardegna di cui ben pochi conoscevano l’esistenza, trainando un flusso di turisti con la messa in movimento dei primi voli charters con destinazione Sardegna. Questo in Belgio è avvenuto grazie all’iniziativa dei circoli e della federazione. Tante altre cose si potrebbero dire. Con pochi mezzi, tutti insieme abbiamo innalzato un’altare per onorare l’immagine della nostra terra, ma forse non serve a niente. Perchè le rose e fiori si sono trasformati in tagli problematici.
Con la scusa della crisi, la parola d’ordine sono i tagli, ci è stato soppresso il nostro Messaggero mensile il quale per molti era l’unico mezzo d’informazione, ci è stato tolto il collegamento satellitare con Videolina, un’altra fonte d’informazione quotidiana, e che dire dell’ostacolo dei trasporti che nessuno riesce a superare? Con tutto questo l’isola si allontana dai sardi del mondo. Anche in Sardegna tira vento di rotamazione, non c’è più nulla che regge. L’emigrazione non è più una parola d’uso malgrado le molteplici partenze dei giovani laureati o no che si accontentano di fare qualunque lavoro anche all’estero pur di poter vivere dal loro stipendio. La piaga dell’emigrazione si è riaperta, siamo tornati agli anni ‘50. Oggi come ieri, I nostri circoli hanno una ragione di essere, metterli in ginocchio o sacrificarli non è giusto.
Anna Maria Sechi (Belgio)