Caro Messaggero, periodicamente, da diversi decenni, cerco sempre di intervenire con spirito partecipativo, il che, in termini di comunicazione "all'italiana", si esprimerebbe piuttosto almeno per un disappunto, una critica, amara constatazione...fino alla disperazione. E tu ne sai qualcosa! Per questo motivo, mi spingo a suggerirti, se possibile, di separare i soggetti e repertoriarli, da una parte le lamentele, dall'altra le rivendicazioni, che dovrebbero essere costituite in Dossier, seguite cioè fino alla loro soluzione.
Questa idea mi è venuta dopo aver letto il servizio - Messaggero di Aprile - su Angela Puddu emigrata in Britannia e che conosce l'amarezza del trattamento poco contributivo che in Italia si riserva a chi, dal 1954 come me, non ha cessato di alimentare il suo paese di origine. Come? Omaggiando o aiutando i parenti residenti, depositando risparmi, partecipando in ogni tragica circostanza del paese, rappresentando il più grande strumento del marketing nazionale per la diffusione di prodotti, costume e cultura, costruendo le nostre case “senza contributi locali”, che molto generosamente sono state considerate “seconde case” agli effetti dell'IMU. (A me, pensionato, è costata 2100 € sforzo che non potrò rinnovare).
A me sembra che ci sia abbastanza per difendere un buon dossier, senza lasciarmi andare al solito, indegno piagnisteo! Cosa vuol fare per noi il Messaggero Sardo?
Paul Pallamidessi (Francia)
Caro Pallamidessi, il “Messaggero” online ha raccolto l’eredità de “Il Messaggero sardo” cartaceo e continua nella sua opera di collegamento tra i sardi che stanno fuori dall’Isola e la Sardegna. Lo fa dando voce ai singoli emigrati e alle organizzazioni che li rappresentano, raccogliendo denunce e lamentele, proposte e suggerimenti. Questa è la nostra funzione. Ad altri il compito di ascoltare e provvedere.