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Elezioni Sardegna: le regole del voto

 Tutto deciso: il prossimo 16 febbraio i sardi andranno a votare per eleggere il Presidente della Regione e i consiglieri regionali che entreranno a far parte dell’Assemblea di via Roma.

Il 2 gennaio è stato infatti pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione il decreto del governatore Cappellacci che chiama alle urne oltre un milione e trecentomila elettori e detta le regole per gli adempimenti da seguire prima del voto. I tempi sono ristretti e costringeranno i partiti a un vero e proprio tour de force, fra formazione delle liste e presentazione delle candidature. Un problema in più se lo ritroveranno i partiti e movimenti che non hanno avuto, nella legislatura in corso, almeno un consigliere regionale eletto o attualmente in carica: dovranno infatti dedicarsi anche alla raccolta delle firme a sostegno delle liste (fra le mille e le millecinquecento per la circoscrizione di Cagliari, che supera i 500 mila abitanti; fra le cinquecento e le mille per tutte le altre). Le scadenza per la presentazione delle liste e delle dichiarazioni di collegamento al candidato Presidente, è stata fissata al 13 gennaio; gli aspiranti governatori dovranno invece presentare la candidatura e il programma politico entro il 15.

 

Si voterà con le regole della nuova legge statutaria elettorale, dopo l’entrata in vigore della legge costituzionale n. 3 del febbraio 2013, che ha ridotto il numero dei consiglieri regionali da 80 e 60.

La nuova legge regionale, risalente al novembre scorso, introduce parecchie novità: la prima, di notevole importanza, consiste nell’abolizione del cosiddetto “listino” del Presidente, vale a dire quel predeterminato gruppo di designati che – senza l’avallo delle preferenze – seguivano il vincitore sui seggi del Consiglio.

Quanto al premio di maggioranza, possono verificarsi tre possibilità: se la coalizione vincente superasse il 40 per cento dei voti, avrebbe diritto a 36 seggi; se invece si fermasse entro la forbice tra il 25 e il 40 per cento, il premio sarebbe di 33 seggi; se infine ottenesse meno del 25 per cento o più del 60 per cento, non avrebbe alcun posto in più.

E veniamo ai cosiddetti “sbarramenti” per ottenere seggi all’interno del Consiglio regionale: saranno di due tipi. Le coalizioni dovranno superare la soglia del 10 per cento, mentre i partiti che si presenteranno da soli dovranno superare il tetto del 5 per cento.

Ma come verranno attribuiti i seggi spettanti a ciascuna delle otto circoscrizioni elettorali? Lo ha stabilito il Presidente della Giunta con un decreto del 23 dicembre: saranno assegnati (con quozienti pieni e resti elettorali) nel seguente modo. Alla circoscrizione elettorale di Cagliari ne spettano 20, contro i 29 del 2009 (19 interi più 1 resto); 12 a Sassari, contro 15 (11 più 1 resto); 6 a Nuoro (5 più 1 resto, contro gli 8 del 2009); 6 anche a Oristano (5 più 1 resto, uno in meno rispetto al 2009); 4 confermati per il Medio Campidano (3 più 1 resto); 5 a Olbia-Tempio (come in precedenza); 4 a Carbonia-Iglesias (erano 5); 2 all’Ogliastra (come prima). Il sessantesimo seggio spetta al candidato Presidente vincente.

Per gli amanti delle statistiche e dei numeri, possiamo riportare il calcolo dei voti necessari per diventare consigliere regionale (il cosiddetto “quoziente pieno”). A Cagliari i candidati dovranno conquistare 12.355 voti di lista (nel 2009, ne bastavano 9.609), nel Sulcis 11.801 (contro 8.429), nel Medio Campidano 8.275 (contro 6.896). A Nuoro, 11.361 (9.046 nel 2009), in Ogliastra 9.837 (contro 7.378), in Gallura 12.058 (contro 9.044). Nell’Oristanese ne occorreranno 11.112 (in precedenza, 8.643), mentre a Sassari il quoziente sale a 12.790 (9.970 nel 2009).

Come noto, e come già evidenziato in precedenza sulle pagine del nostro giornale, si andrà a votare senza la doppia preferenza di genere. Per ben due volte, infatti, nel segreto dell’urna, il Consiglio regionale ha respinto la possibilità di indicare, all’atto del voto, due preferenze: una per un uomo e una per una donna. Una scelta da più parti contestata, ma che comunque ha reso vano il tentativo di riequilibrare la presenza femminile nell’Assemblea legislativa sarda. Con la conseguenza che difficilmente sarà modificato il trend che vede la predominanza maschile: basti considerare che, dal 1949 ad oggi, fra i 557 consiglieri regionali dell’era autonomistica, nel parlamentino sardo sono state elette soltanto 37 donne.

Gli elettori avranno dunque la facoltà di indicare, nella scheda di votazione, una sola preferenza, scrivendo il cognome (o nome e cognome) di uno dei candidati della lista prescelta. In questo modo, il voto si intenderà validamente espresso anche a favore del candidato alla Presidenza della Regione collegato alla medesima lista. Va però ricordato che è lasciata all’elettore la possibilità di indicare un candidato alla Presidenza anche non collegato alla lista circoscrizionale prescelta.  

Gherardo Gherardini

 

 

 

 

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