Non è uno dei soliti libri “regionali” (possiamo definirli così, pur utilissimi e degni di stima e di considerazione per il ruolo di segnalazione di ciò che succede in senso culturale e comunitario in un certo territorio), questa nuova opera metodologico didattica di Andrea Muzzeddu, professore di Scienze Umane al Liceo classico di Tempio Pausania, docente di Metodologia Didattica presso l’Istituto Euromediterraneo dello stesso centro gallurese, scrittore, saggista, antropologo e giornalista (ha creato e dirige una fortunata rivista, “Aggius”), con una tendenza ormai già consolidata per i problemi dell’istruzione e dell’apprendimento.
Intitolato IRC e Didattica Contributo metodologico per l’insegnamento, il libro è stato pubblicato recentemente da Rubettino, con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna, e presentato da Pietro Borzomati, direttore della collana Spiritualità e Promozione Umana. Nella prefazione di don Gian Franco Saba, direttore dell’IEM-SSR (Istituto Euro Mediterraneo SSR) si riscontra, quasi per un sortilegio di comuni intenti, buona parte dei temi trattati dall’autore del libro nelle affollate lezioni di aggiornamento, qualche lustro fa, agli insegnanti della scuola elementare di Aggius. Più precisamente:in qualità di direttore didattico della scuole elementari e materne (gli istituti comprensivi sarebbero stati attivati dopo qualche anno) chiamai come relatore, per questi incontri di aggiornamento, l’amico, peraltro aggese di chiara fama, Andrea Muzzeddu. Fu una sorta di rivelazione. L’aula magna, già dal secondo intervento, si riempì di maestre (facciamo, una volta tanto, vincere il genere femminile, anche perché la razza mascolina era rappresentata da un solo elemento) puntuali e silenziose; cosa rara allora, e forse anche oggi, in un tempo in cui per assentarsi bastava un motivo non sempre straordinario e, in fatto di chiacchericcio, non c’era davvero penuria.
I motivi di questa adesione corale erano semplici. Andrea parlava per farsi capire da un popolo scolastico, non sempre informatissimo, come si può parlare a gente di grande cultura e preparazione; ma con un suo tratto nativo nel calibrare il modo di esporre come se dovesse fare economia di parole non necessarie per non togliere spazio e tempo a quelle indispensabili: azione operativa che, peraltro, non si discosta da quella che, per don Gian Franco Saba, è la ricerca non tra i significanti ma tra i significati, <<in quell’ambito cioè che Saussure definì langue, che attraverso la parole trova la sua espressione nel linguaggio comune di una cultura data>>.
Un altro motivo semplice(dotato, cioè, di quella schiettezza e onestà di comunicazione che si pongono come sintesi e connotazione), è la carica energetica che innesca e permea come sangue buono, fino all’ultimo capillare, l’intera spina dorsale del libro e i gangli innervanti la sua struttura fisica e spirituale: carica energetica garantita da una vocazione religiosa che porta, almeno per risonanza mistica, a Sant’Agostino e a San Tommaso. Questa scelta è per Andrea Muzzeddu il fondamento primo per la formazione pedagogico-didattica, nel docente, di una coscienza vissuta, scavata certe volte dolorosamente, nei territori siccitosi di un mondo “incolto”, laicistico e fortemente anticlericale, che rende difficile, se non impossibile, “la ricerca del senso”, così cara ad Andrea Muzzeddu anche come uomo comune.
Un altro motivo ancora lo si poteva, e forse lo si può individuare, nella formazione cristiana del collegio dei docenti. Gli aggesi, per tradizione amanti della musica e del bel canto, hanno, per così dire, imparentato questa dote con un senso della religione che, nata dalla sublimazione della religiosità, si è come armonizzata felicemente con una fede propria da applicare ai diversi momenti della vita: al lavoro, alla fruizione convinta della festa sacra e profana e alla stessa ricerca della felicità.
<<Candu faéddha Andria, mi pari d’intindé un cantu di la Chita Santa>>, quando parla Andrea mi sembra di sentire un canto della Settimana Santa, diceva una maestra di quel collegio. Un po’ come è successo a me leggendo il libro: mi è sembrato davvero di sentirlo parlare, Andrea, con la voce e gli approfondimenti di quegli anni di un passato prossimo che ricordo con piacere. E mi ha fatto piacere ancora di più il fatto che, tenendo fede alla solita scelta di poter dire la mia su un nuovo libro senza aver letto prima il giudizio degli specialisti nelle loro presentazioni introduttive, mi sono accorto che tale giudizio non è affatto lontano dal mio. Vana gloria, soddisfazione lecita o tributo di sincerità per qualcosa che vale?
Va detto anche che il libro di oggi vale di più di quello “vocale” di ieri che tanto affascinava l’uditorio. E non può essere che così perché l’autore lo ha arricchito, quel libro “orale”, con nuovi studi, nuove comparazioni, più profonde analisi ed elaborazioni: frutto di fresche esperienze scolastiche e più mature riflessioni in seno ad un sano clima liceale e alla “recente-giovane” atmosfera universitaria dell’Istituto Euromediterraneo.
Il libro, 159 pagine, modula in due parti, la prima con quattro capitoli e la seconda con tre, esperienze e valori educativo-didattici sostenuti da un assunto unitario, ma aperto a nuove esperienze e proposte. Come dire: un libro nato ieri, oggi maturo e necessario, ma in viaggio verso altri, stimolanti orizzonti. n, si evidenziano
Fra gli articoli della prima parte, fermo restando che, almeno per chi scrive, sono tutti di grande valere riflessivo e comunicativo, sembrano fortemente illuminanti “La ricerca del senso”, “La didattica come disciplina” e “I presupposti della comunicazione”; nella seconda parte emergono “Scuola, Società e Didattica” e “Nuove esigenze metodologiche”.
Il libro si chiude con un’appendice di note conclusive che si riferiscono al Decreto del Presidente della Repubblica del 2004, con gli Obiettivi specifici di apprendimento dell’insegnamento della religione cattolica; alla RCI Intesa Miur-Cei (2003) riguardante la Scuola dell’infanzia e alle classi della scuola primaria. In ultimo, la Nota Cei (1991), indica come insegnare la Religione Cattolica oggi.
Sembra giusto ricordare altre esperienze di scrittura in varie riviste, almeno le più importanti, di Andra Muzzeddu: “L’insegnamento con l’Immagine e il suo contributo per l’acquisizione della logica” (1992); “L’istruzione dei figli del popolo a Badesi” (1998); “I cristiani di fronte ai mass media:riflessioni su una metodologia d’intervento sulle ragioni del malessere sociale” (2005); “Prospettive didattiche nella religione cattolica per lo sviluppo dei Popoli: rilettura pedagogica della Populorum Progressio” (2008).
Franco Fresi
