L’acqua distribuita da Abbanoa a Cagliari, Quartu Sant’Elena e altri paesi dell’hinterland cagliaritano non è potabile. La notizia, che interessa una popolazione di oltre 280 mila persone, è stata ufficializzata solo ieri. Per non creare allarmismi Abbanoa ha subito precisato che non c’è “nessun rischio per la salute”, l'acqua distribuita in rete può essere utilizzata per la cottura della pasta, il lavaggio di frutta e verdura e per tutti gli usi domestici e di igiene personale. “I divieti riguardano soltanto la possibilità di berla o utilizzarla come ingrediente principale come nel caso di minestre, brodo, the o caffè”.
Piccolo dettaglio, trascurato nella comunicazione ufficiale gli abitanti di Cagliari e del suo vasto hinterland stanno bevendo quell’acqua dal 6 febbraio senza che nessuno li avvertisse.
Solo giovedì infatti è stata informata la Asl che ha riscontrato i valori abnormi e ha avvertito che l’acqua non era potabile.
In qualsiasi altro paese sarebbe scoppiata la rivoluzione. I sardi, pazienti, invece si sono riversati in massa nei supermercati a fare provvista di acqua minerale che, in poche ore è scomparsa dagli scaffali. Anche se per molte famiglie, già fiaccate dalla crisi, questo esborso per l’acquisto di un bene primario come l’acqua da bere, incide pesantemente sul bilancio domestico.
Nel frattempo è scoppiata la guerra delle responsabilità. L’Enas, l’Ente acqua Sardegna, ha diffuso una nota in cui scarica la responsabilità su Abbanoa.
L’Ente regionale - guidato dal commissario straordinario dott. Davide Galantuomo, ex sindaco di Quarti Sant’Elena, nominato dal presidente della Regione Ugo Cappellacci il 12 setembre 2013 con un mandato di quattro mesi, che (salvo che nel frattempo sia stato prorogato in incognito) è scaduto il 12 gennaio scorso – sostiene che il 31/01/2014 (prot. 1508 e 1511) ha informato, con evidente congruo anticipo, la Soc. Abbanoa Spa unitamente all’Assessorato ai Lavori Pubblici, alla Prefettura, all’Ato, all’Arpas, alla Asl, all’Adis e al Cacip della data di inizio esecuzione delle attività manutentive – peraltro improcrastinabili – che avrebbero interessato il Lago Mulargia dal 06 al 24 febbraio, e della conseguente modifica dell’assetto di fornitura di acqua grezza. Tale nuovo assetto prevedeva esplicitamente - prosegue la nota - l’alimentazione degli impianti di potabilizzazione dell’area vasta di Cagliari, sotto gestione e responsabilità della Soc. Abbanoa Spa, attraverso acqua proveniente dalla traversa di Casa Fiume. Tutto ciò al fine di consentire alla società Abbanoa SpA di modificare l’assetto impiantistico e scegliere il processo di trattamento più idoneo”.
L’Enas sostiene che questi potabilizzatori per quasi trent’anni e sino al 2003 hanno trattato, come in questi giorni, le stesse acque provenienti dalla traversa di Casa Fiume, e che gli stessi impianti di potabilizzazione gestiti da Abbanoa SpA, sono dotati delle più avanzate tecnologie atte a garantire la potabilità delle acque (tecnologie quali microfiltrazione, pre-ossidazione con ozono e con biossido, sezioni di abbattimento cloriti quali ad esempio quelle a carbone attivo).
“Abbanoa – sostiene l’Enas - è stata posta nelle condizioni di adottare le dovute iniziative al fine di attuare un adeguato procedimento di potabilizzazione della risorsa idrica grezza fornitagli”.
Ma anche l’Enas – gestita da un commissario che parrebbe non avere i requisiti di competenza richiesti dalla legge istitutiva dell’Ente – deve sentirsi a disagio tanto che – precisa il comunicato firmato dal Dott. Davide Galantuomo - si sta adoperando, attraverso l’impiego di risorse umane ed economiche, al fine di anticipare il ripristino della fornitura di acqua grezza direttamente dal Lago Mulargia, a far data dal 17 febbraio anziché dal 24 febbraio.
