“Il dio che sta ad Auschwitz. Sonata di viaggio” (176 pagine, 14 euro) scritto da Natalino Piras, è il primo titolo della collana “Lukes” delle Edizioni letteratura alla macchia.
Sarà in distribuzione da giovedì 31 luglio in coincidenza con la prima presentazione a Perdasdefogu nel festival “Sette sere Sette piazze Sette Libri” organizzato dal giornalista e scrittore Giacomo Mameli.
Al centro della narrazione c’è il viaggio ad Auschwitz che assieme ad altra gente dell’ANPI di Nuoro l’autore ha fatto lo scorso settembre. Una pioggia fredda e insistente ha segnato le tappe del loro camminare dentro Auschwitz e Birkenau. “Poverittos poverittas poveritteddos” il refrain dei viaggiatori, pensando a quanti nel lager patirono e morirono. Ebrei soprattutto ma anche zingari, minorati psichici, omosessuali, Testimoni di Geova, prigionieri di guerra e prigionieri comuni, partigiani. La durata media della vita nel campo era di cinque mesi. Poi si moriva gasati, impiccati, bastonati, fucilati, per fame, con una iniezione di fenolo al cuore. Un milione e mezzo di morti. La cronaca del viaggio è preceduta da una serie di appunti che servono a inquadrare storicamente l’Olocausto dentro la seconda guerra mondiale, il nazismo come causa ed effetto. Dopo un intermezzo di 32 fotografie a colori di Ciriaco Davoli a documentare diversi passaggi nel campo di concentramento, seguono una “Sonata “ sui prigionieri di guerra sardi che furono rinchiusi nei lager della morte e una sezione titolata “Apparati e testi”. Fa il punto su come l’ Olocausto è stato trattato in letteratura, nel cinema e nel teatro. Due le piece, entrambe di Natalino Piras, riportate nel libro: “Perlasca l’impostore”, storia del falso console spagnolo che salvò 5000 ebrei ungheresi dallo sterminio, e “Canto del popolo yiddish messo a morte”. Chi questo canto compose, Itzak Katzenelson, perì ad Auschwitz insieme al figlio bambino. Chiudono il libro bibliografia, filmografia e sitografia, tutte ragionate.
“Il dio di Auschwitz” presenta diverse chiavi di lettura. È un compendio della storia dell’Olocausto e può essere usato anche come manuale scolastico. C’è risposta a diverse domande e per come è strutturato dà l’idea di un continuo aggiornamento della materia. Ha la Resistenza come principio e insieme può essere letto come romanzo personale dove senso della storia e senso della scrittura cercano condivisione di spazi stretti e orizzonti. Insieme alla parola “Resistenza” altri nomi ricorrenti nel testo sono: Primo Levi, Marc Bloch, Dietrich Bonhoeffer, Sophie Scholl, Von Galen, ghetto, ebreu, ebreucci, conoscenza e viaggio. Tutto viene tenuto insieme da una parola non detta: sarditudine. È la chiave d’entrata, il senso profondo della narrazione, quanto permette ai viaggiatori di comprendere che non si è mai soli al mondo, nel bene e nel male. La storia di Auschwitz insegna.