“Ora Lilliu parla con i prìncipi./ Ha navigato il mare che circonda/ il nostro mondo, attraversando l’onda/ tranquilla della morte, sulla nave/ d’Etruria dalla protome di cervo/ e il gabbiano dall’ala/ serena, che sorvola/l’ultima riva lieve, e ti conduce/ al di là di ogni tempo,/fino all’isola Ichnusa, solitaria / terra silente di vulcani spenti e di memorie…”. Così canta Giovanni Campus in occasione della scomparsa di Giovanni Lilliu. Inserita nella raccolta di poesie “Astronomica", edita da Edes, può essere la chiave per accedere al nuovo statuto poetico del poeta. Che, del resto, proprio nuovo non è se si considera che l’assunto cosmico, astronomico di questo nuovo libro è conseguente ad una profonda ricerca nel campo dell’archeologia,indispensabile perché la solitudine dolorosa dell’uomo di oggi trovi, tanto nell’indagine storica sulle sua prima comparsa sulla terra che nella magnificenza impenetrabile del creato, un salutare conforto. Qui la presenza di Lilliu assume due ruoli: quello metaforico, dell’uomo che, scavando tra le antiche pietre, estrae il suo stesso destino di sopravvivenza, e quello simbolico della sua ineluttabile resa all’onda indifferente della morte. La poesia di Campus, come tutta la buona poesia, è complessa ma accessibile: fa capire cosa il poeta sta indagando e quali sono i suoi interrogativi ai quali sa di non poter rispondere. Ma è forse proprio in questa impossibilità di avere risposte certe che sta il valore della poesia. La sicurezza di non poter avere conferme rende più raffinata e libera la sua necessità “filosofica” di conoscenza. <<Crescendo, nell’adolescenza, – afferma lui stesso,–l’interesse per l’astronomia si è mescolato, in me, con il nascere dei grandi interrogativi esistenziali sulla condizione umana nell’universo: una condizione profondamente misteriosa, a cui la religione e le filosofie cercano di dare qualche risposta>>. Ed è a questo punto che Giovanni Campus si rivolge ad un’altra disciplina alla quale non tutti possono chiedere rimedio: la poesia, appunto, il cui miracoloso sortilegio ha il potere, quando la di usa con raffinata pertinenza, di porsi come faro salvifico anche contro il bisticcio di venti diversi. Nato a Cervia da famiglia sarda, Campus ha frequentato il liceo a Sassari e si è laureato a Cagliari in Lettere Classiche. Ha scritto, prima di questa raccolta poetica, le sillogi “Mediterranea” (Edes 2003) vincitrice il Premio Dessì; “Salmo notturno” (Laterza 1984), finalista al Premio Viareggio; “Quotidiana” (Edes 2007) e “Poeti in assemblea” (Edes 2010). Ha insegnato nei licei e vive a Roma.
Franco Fresi