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Novità in libreria

“Chiesa e Feste Popolari in Sardegna 1924-1945”

 Un libro che  ci mancava. Un’opera necessaria. Una primizia dal titolo chiaro ed essenziale: “Chiesa e Feste Popolari in Sardegna 1924-1945”. Edito da Edes, appena apparso in vetrina, lo ha scritto don Antonio Addis, nulvese di nascita (vengono in mente i versi di don Nicolino Addis, prete e poeta, in una lontana pagina del bollettino diocesano “Gallura e Anglona”: “Nulvi di preti fertile vivaio / Nulvi di preti inesauribil fonte”).

Don Antonio, licenza in Teologia Dogmatica nella facoltà teologica di Cuglieri, studi letterari presso l’Università di Sassari, ha svolto il suo ministero sacerdotale alla Maddalena e ad Arzachena, è stato parroco a Bulzi, a sant’Antonio di Gallura e alla Cattedrale di Tempio, dove ha ancora saldi legami collegiali. Prete operaio ad Olbia e cappellano all’ospedale di Tempio, è attualmente cappellano nella Casa Madre della Congregazione missionarie delle Figlie di Gesù Crocifisso e Canonico penitenziale della Diocesi Tempio-Ampurias. Ha collaborato a periodi, riviste e volumi interessandosi sempre della Storia del movimento cattolico in Sardegna.

In questo libro, il suo primo, don Antonio punta il dito, per pura testimonianza dei fatti (non certo per imperio, buono d’animo com’è e di elegante rapporto con il prossimo, mai troppo mite, ma pronto sempre al ragionamento chiaro e leale) in  direzione della Chiesa e delle autorità civili del periodo fascista, interessate, come la Chiesa stessa, a limitare alcuni aspetti più radicati alla tradizione sarda delle feste religiose, retaggio importante e condiviso dal popolo di una frequentazione secolare.

Abbastanza singolare, sembra all’autore del saggio, che nel Concilio Plenario di Oristano del 1924 i vescovi sardi abbiano toccato solo marginalmente questo tema non certo da trascurare. Questa azione concentrica regime-Chiesa si scaglia soprattutto verso le consuetudini di celebrare la componente civile delle feste senza contatti e autorizzazione del parroco e del vescovo: balli nel piazzale della chiesa e gare poetiche nelle quali i poeti improvvisatori alludono spesso, a volte criticandola, alla Chiesa come Istituzione troppo popololarizzata, e mettendo in atto così uno strumento in più contro il regime fascista.

Ci troviamo davanti ad un libro “nuovo” e coraggioso scritto con la libertà di pensiero del giusto; che si legge godendone l’elegante chiarezza della scrittura, nativa in don Antonio, e apprezzandone la scelta di essere sincero ad ogni costo, carattere del quale chi lo conosce bene non può avere dubbi.

È un libro forte, questa prima fatica di don Antnio: certamente non da leggere sotto un ombrellone estivo né davanti ad un camino acceso in pieno inverno, sorseggiando magari il gusto inebriante di un vino cotto di stagione. È un’opera da leggere e da rileggere cercando di entrare nell’intimo di una spinta interiore che ha guidato la penna dell’autore lungo una via in qualche passo anche impervia: ma sempre guidata dall’impegno e dal rigore del ricercatore e, allo stesso tempo servitore, della verità.

<<Consapevole dei limiti di questa fatica — scrive l’autore nella Prefazione — ho cercato tuttavia di condurre un’indagine attendibile su come la Chiesa ha percepito, interpretato, vissuto e valutato gli avvenimenti, sul travaglio interiore che ha vissuto, sui moventi che hanno dato origine alle sue decisioni, sulle reazioni e le controreazioni che esse hanno suscitato, su come, da ultimo, ha gestito le diverse fasi degli eventi>>.

La speranza (ma anche il successo che il libro sta ottenendo fuori dalle sagrestie) è che venga diffuso con cura in modo da raggiungere i lettori ghiotti delle novità e quelli che siano interessati alla ricerca di cose mai trattate con legittima curiosità. Per quanto riguarda don Antonio Addis, sempre così schivo e disinteressato allo sventolare delle bandiere politiche, mi basterebbe pensare che lui abbia scritto questo bel libro come un atto dovuto.

Franco Fresi

 

 

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