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Vittorio Cravotta, scrittore di tribolate storie di Sicilia e Sardegna

 Vittorio Cravotta è nato in Sicilia, dove è vissuto fino all’età di 23 anni. Poi, dopo aver vinto un concorso pubblico, si è trasferito in Sardegna dove ha svolto la sua attività prima di funzionario statale e poi di dottore commercialista, che tuttora esercita.

Nel 2012 pubblicò, presso la casa editrice cagliaritana La Riflessione, il volume di narrativa “L’eroe di zolfo”.

 

Il libro ricostruisce con alcuni episodi biografici l’esistenza travagliata di Giuseppe Cravotta, padre dell’autore. La prima fase della sua vita lo vide “caruso”, alla tenera età di otto anni, iniziare a lavorare nella miniera di zolfo, come era in uso nelle famiglie povere nella Sicilia del primo Novecento, in tempi in cui non esistevano tutele per i lavoratori e tantomeno per i minori. L’ingresso precoce nel mondo del lavoro avvenne in maniera traumatica per lo scenario dei personaggi e delle situazioni che facevano da corollario. Riuscito ad affrancarsi dalla miniera dopo dieci anni di lavoro, diventò prima carabiniere e poi sottufficiale dell’Arma grazie a un maestro che lo aiutò a prendere la licenza elementare. In questa seconda parte della sua vita visse una normale esistenza lavorativa e familiare, fino all’episodio che lo vide protagonista nello scontro con un suo superiore col quale non volle scendere a compromessi. In conseguenza di ciò subì innumerevoli torti e punizioni arbitrarie culminati in un ingiusto pensionamento anticipato. Da quel momento, essendo molto modesta la pensione assegnata, la sua esistenza fu radicalmente modificata dato che, per non far mancare il necessario ai suoi cari, divenne operaio in cantieri di lavoro nello stesso paese in cui era stato il Comandante della Stazione dei carabinieri, sottoponendosi (oltre all’intuibile stress psicologico) ad una fatica fisica difficilmente sopportabile a quella età, in quanto dura come quella cui aveva dovuto sottostare da bambino.

Ebbene questo paese, nel libro chiamato Salfino, è nella realtà Sant’Alfio, piccolo centro (1600 abitanti) alle falde dell’Etna a oltre 500 metri di altitudine, noto per il Castagno dei Cento Cavalli, plurimillenario albero monumentale considerato il più antico e il più grande d’Europa.

Furono proprio gli amici di Sant’Alfio (paese di cui era originario mio suocero e dove, negli ultimi anni, ho trascorso con mia moglie le vacanze estive) a farmi conoscere nell'estate del 2012 la storia (cioè l’insieme degli elementi di vita vissuta) che aveva dato origine a questo libro.

Il 7 settembre 2012 l’Associazione “Controcorrente-Symposium”, col patrocinio della Provincia di Catania e del Comune di Sant’Alfio, organizzò la presentazione del volume alla presenza dell’autore siciliano-sardo (relatori furono Leonardo Patti e Sebastiano Russo).

Quell'evento culturale fu un'occasione per un ennesimo gemellaggio virtuale tra le isole “gemelle” (come dice un ben conosciuto “trallallera”) di Sardegna e di Sicilia.

Trattando di miniere (di carbone in Sardegna, con le storie operaie drammaticamente alla ribalta regionale e nazionale in quel settembre 2012; di zolfo per la Sicilia) quel gemellaggio - che aveva preso spunto dalla narrazione di una storia vera di sfruttamento del lavoro minorile emblematica di tante altre esperienze simili - abbandonò la dimensione del simbolico e diventò una concreta, “affratellante” condivisione di storia materiale e di sentimenti e di emozioni.

Nel 2015, presso AmicoLibro, Cravotta ha pubblicato la seconda edizione di “L’eroe di zolfo" e il prefatore Lucio Salis ha scritto che "la nuova edizione intende celebrare la Sicilia della speranza e degli uomini onesti. Il protagonista del romanzo e' infatti un maresciallo dei carabinieri che concluse la sua carriera nel paese di Sant'Alfio, dopo le sofferte vicende narrate nel libro". La riconoscente memoria degli abitanti nei confronti di Giuseppe Cravotta, maresciallo dei carabinieri dalla schiena diritta - vittima, come sappiamo, per questa sua moralita', dei soprusi di qualche superiore per cui lasciò l'Arma e si adattò a lavorare come operaio nei cantieri - si è concretizzata nel risarcimento morale postumo stabilito dal Consiglio Comunale di Sant'Alfio con delibera dell'aprile 2015: l'intitolazione di una piazza in suo onore.

Nel 2015 Vittorio Cravotta ha dato alle stampe anche un nuovo volume, sempre presso AmicoLibro: “Le due isole” (con dedica «a mia moglie Miriam, che mi ha legato indissolubilmente alla Sardegna»). Carmen Salis vi ha premesso una breve prefazione.

Ricevuta una richiesta inoltrata dal comune amico Leonardo Patti (ex sindaco di Sant’Alfio), Cravotta mi ha gentilmente inviato una copia anche di questo suo secondo libro, e mi ha scritto: «In questa mia seconda opera narrativa esprimo il mio amore per la Sardegna di cui mi sono innamorato dopo aver sposato una Tonarese rimanendo però sempre col cuore legato anche alla mia terra madre, la Sicilia. Nel libro esordisco vantandomi di essere figlio di due culture di gran valore e ciò spiega il motivo per cui i racconti sono ambientati parte in Sicilia e parte in Sardegna».

In un'ampia lettera uscita su "L'Unione Sarda" dell'8 agosto scorso sotto il titolo "Sono sardo da 50 anni", Cravotta dichiara sinceri sentimenti di riconoscenza nei riguardi dell'ospitalità sarda e ribadisce la sua soddisfazione di siciliano che ha potuto diventare in Sardegna portatore sano di due culture: "Ho sempre amato la cultura sarda che mi ha incuriosito fin dal primo momento. Ne ho tratto una ricchezza culturale che ho assimilato e sommato a quella siciliana, seguitando ad amare la mia terra di provenienza per tutti questi lunghi anni, in cui non sono mancati momenti di struggente nostalgia della mia infanzia felice anche se vissuta in condizioni economiche difficili".

Questa testimonianza d'amore di Cravotta per i sardi e per la Sardegna potrebbe essere ricambiata da qualche Circolo di emigrati sardi  - dove, come è presumibile, non mancano soci di origine siciliana: mariti di sarde o mogli di sardi - presentando il volume di racconti sardi e siciliani "Le due isole".

Paolo Pulina                   

 

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