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L’isola in cucina di Roberto Loddi de Santu ‘Engiu Murriabi - Santa Lucia

 Sa carapigna de Santa Luxia de Santu ‘Engiuu Murriabi
 

Il 13 dicembre in Svezia, ricorre la festa di Santa Lucia e coincide con la notte più lunga dell’anno. In questo paese, la Santa Siracusana è ricordata con rituali conviviali ed enogastronomici. Anche nel nostro paese, in modo particolare al nord, è tradizione che Santa Lucia porti i regali ai più piccini insieme alle caramelle e ai dolcetti che appesi all’albero dureranno fino al Santo Natale.

In Svezia la tradizione vuole che la festa si celebri con l’apparizione di una Lucia dai capelli lunghi e biondi avvolta da una candida e bianca camicia da notte e con in testa una corona formata da sette candele accese, che porta il caffè e poi canta. Questo rito avviene in tutte le case, dove i bambini, insieme con Staffan, lo stalliere e Tontem, il folletto (mitici personaggi delle saghe nordiche) cantano inni religiosi e ballano. Solo allora gli invitati iniziano a sgranocchiare i lussekatter, panini dolci aromatizzati allo zafferano, innaffiandoli con abbondante glogg, il vino caldo di Santa Lucia. Il glogg assomiglia parecchio al nostro vin brulé ed ha una notevole gradazione alcolica, l'ideale per scaldarsi e sollevare gli animi. Non si è mai capito come Santa Lucia, una bella e giovane patrizia di Siracusa vissuta al tempo dell’imperatore Diocleziano e morta martire per non rinunciare alla fede cristiana, sia finita in Svezia. Forse gli svedesi l’hanno scelta perché in questa buia notte, la bellezza splendida della Santa ricordava loro il calore del sole di Sicilia, un allontanarsi dal gelido nord, come i piatti di questa straordinaria festa invernale, in cui abbondano spezie che profumano di caldo oriente e di calore fraterno. In Italia, sono diverse le ricette regionali che si preparano per Santa Lucia, per citarne alcune: i siciliani per l’occasione preparano la cuccia, dolce che per tradizione, veniva e viene tutt’ora distribuito a familiari, amici e vicini di casa. In Campania, e per la precisione nell’Irpinia è tradizione per Santa Lucia cucinare i cicci (misto di leguni: ceci e fagioli), conditi con abbondante aglio, peperoni e aceto (papaccelle o pupacchie). La consuetudine vuole che per l’occasione i devoti donassero in voto una scodella di cicci in onore della Santa, chiamati “Cicci di Santa Lucia”, la quale Santa è la protettrice degli avellinesi.

Nel nord Italia, si preparano i lussekatter "gatti di Lucia", brioche gradevolmente saporite, di chiara connotazione svedese, conosciute pure come “focaccine allo zafferano di Santa Lucia”. Hanno la forma di una esse e sono di un accattivante colore giallo caratteristico dello zafferano (spezia oggi coltivata anche negli orti giardini di Milano) che, con il suo colore giallo brillante, ricorda il sole nella buia stagione invernale nordica.

Santa Lucia è anche patrona di tantissime altre città d’Italia e in Sardegna è la patrona dell’associazione dei calzolai di Sassari.

Sempre in Sardegna e, precisamente a San Gavino Monreale, ricordo da bambino, quando il 13 dicembre si festeggiava Santa Lucia e, in quei tempi era meta di pellegrini che si spostavano a piedi o con il carro trainato dal cavallo dai paesi vicini, per invocare una grazia alla Santa. La festa avveniva nel piazzale della chiesa omonima, risalente al nono secolo (inizialmente dimora dei monaci bizantini, chiamati Basiliani, appellativo della congregazione religiosa creata da San Basilio, vescovo di Cesarea 329-379 d.C., città scomparsa che era territorio di cinque città: Ravenna, Forlì, Forlimpopoli e Classe, successivamente abitata dai frati minori francescani), opportunamente ghirlandata e abbellita da migliaia di bandierine colorate e bancarelle di ogni genere, che mettevano in bella vista la loro merce. Ma, la bancarella che ancora oggi ricordo con più entusiasmo era quella che esponeva la carapignacarapinnia – carapinna - garapina e dal catalano garapinya (sorbetto – gelato o granita al limone). Ogni anno, all’interno della manifestazione, sono presenti mostre, spettacoli e l’immancabile “stand delle bambole”, ovvero il banco della lotteria, con premi raccolti dal comitato preposto, che ancora oggi come allora avviene attraverso una questua sa circa la cerca, effettuata in paese di casa in casa e coinvolgendo così tutti gli abitanti, compreso mia mamma che, per l’occasione regalò agli organizzatori un servizio completo di tazzine da caffè in porcellana per sei persone, compresi i piattini, il bricco, la lattiera, la zuccheriera e il vassoio. Il giorno della festa, io e i miei fratelli andammo a fare un giro in convento per assistere alla messa in onore di Santa Lucia e subito dopo cercammo la bancarella dove preparavano la carapigna per gustarne un bicchierino a testa e, dato che ci rimasero ancora dei soldini, decidemmo di comperare un biglietto della lotteria. Notevole fu l’entusiasmo nell’apprendere che avevamo vinto e… altrettanto fu lo stupore quando ci consegnarono il premio ambito: il servizio da caffè di porcellana che mia mamma aveva regalato al comitato della questua (di solito la gente regalava gli oggetti che secondo loro erano diventati obsoleti accaiousu). Inutile dire le risate che si fece mia mamma quando riportammo il premio a casa, esclamando: oh no!. Non è possibile, non vedevo l’ora di liberamene e, voi me lo avete riportato indietro! Simpatica la storia vero?. Cosa ne pensate… non ha del fantastico!

Una curiosità: l'Occhio di Shiva (Occhio di Santa Lucia), è conosciuto in tutto il mondo con molteplici nomi. In Italia, Occhio di Santa Lucia, è la piccola “porta di casa” di un frutto di mare soprannominato Astrea rugosa. Questa conchiglia è diffusa in tutto il Mediterraneo, Sardegna inclusa e nelle credenze popolari dei sardi, vengono ritenute pietre contro il malocchio pedras contra s’ocru malu. Le spiagge dell’Isola sono ricche delle suddette e, i bagnanti che le affollano, le ricercano minuziosamente, come cercare una pepita d’oro, tanto è vero che chi le trova le utilizza per farle incastonare in un anello o come ciondolo di una collana.

Ingredienti:

g 400 di acqua pura di sorgente, g 200 di zucchero comune o zucchero bianco di canna, g 200 di succo di limoni gialli non trattati e filtrato, scorza grattugiata di 1 limone giallo non trattato.

Preparazione:

p

repara lo sciroppo, versando l'acqua in dotazione dentro una pentola d’acciaio, aggiungi lo zucchero e porta a bollore mescolando spesso il liquido. Quando l'ebollizione sarà avvenuta, mantienila per circa tre minuti. Trascorso il tempo spegni il fornello e lascia raffreddare lo sciroppo. Tieni in frigorifero fino al momento dell'uso. Solo allora, spremi gli agrumi ben lavati, grattugia la scorza dell’altro limone, unisci il tutto allo sciroppo, versa il composto nella gelatiera e fallo mantecare fino a quando otterrai una crema morbida, omogenea e priva di grumi. Servi la carapignia in bicchieri di vetro con un ciuffo di menta selvatica menta de arriu.

 

 

 

 

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