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Poesie in Sardo

Su mundhu de sa poesia de Cristoforo Puddu – Martu 2017

 Pompeo Calvia: il poeta di “Sassari Mannu” e de “Li Candaleri”.

 Il sassarese o turritanu - la cui parlata, riconosciuta dalla Regione Sardegna con la Legge Regionale 15 ottobre 1997, N° 26, è diffusa nella popolosa fascia della Sardegna nord-occidentale della provincia di Sassari - ha in Pompeo Calvia (Sassari, 18 novembre 1857 – Sassari, 7 maggio 1919) il suo massimo esponente poetico.

 

La nota silloge Sassari Mannu, pubblicata nel 1912 dalla Tipografia Libertà, lo consacra alla fama lirica e come acuto osservatore e malinconico testimone della sua Città; in perfetti quadri poetici coglie gli essenziali elementi della quotidianità e le particolarità caratteristiche dei singoli personaggi, che rappresenta anche nelle diverse atmosfere cittadine di festa. E proprio nel sonetto Li Candaleri, la celebrazione più cara in assoluto a tutti i sassaresi, descrive la partecipazione alla festa grande e l’animazione collettiva che accomuna autorità e popolo, sottolineata dal sindaco che “tutti saludda senza distinzioni”.

 

Li Candaleri

 

Li candaleri falani in Piazza,

cun li vetti di rasu trimulendi,

fattu fattu li borri cun la mazza

e lu sindaggu in mezzu saluddendi.

 

Tutti saludda senza distinzioni,

finza li bandereddi di lu vinu:

arruglia lu tamburu di continu

e lu piffaru sona li canzoni.

 

Lu piffaru chi poni l’alligria

e accumpagna li setti candaleri

finza a la gianna de Santa Maria.

 

Inchiddà ni l’istrazzani li vetti

e zi l’entrani in gesgia più lizzeri

in mezzu a li vaggiani e a li cuglietti.

 

(I candelieri scendono nel Corso con i nastri di raso ondeggianti, e dietro gli uscieri comunali con la mazza e il sindaco in mezzo che saluta. Tutti saluta senza distinzione, perfino le bandierette delle osterie: rulla il tamburo continuamente e il piffero suona le canzoni. Il piffero che mette l’allegria e accompagna i sette candelieri sino alla porta di Santa Maria. Lì gliene stracciano i nastri e li fanno entrare in chiesa più leggeri in mezzo ai giovani e agli anziani.)

Di Pompeo Calvia, figlio del noto architetto Salvatore Calvia Unali e di Antonietta Diana, i biografi concordano nel definirlo “un uomo dall’indole modesta e schiva” che ebbe in sorte una “vita tranquilla e dimessa, priva di avvenimenti importanti o clamorosi, dedita alla famiglia, agli amici, al lavoro e all’arte”. Quell’arte e sensibilità creativa - sarà critico d’arte, scrittore, poeta e pittore- che dopo gli studi liceali coltiverà da autodidatta e gli meriterà la stima e l’amicizia di Enrico Costa (prestigioso intellettuale sassarese a cavallo tra Otto e Novecento e direttore della rivista La Stella di Sardegna) e dei poeti Sebastiano Satta e Luigi Falchi, con cui pubblicò nel 1892, stampata dall’editore Giuseppe Dessì di Sassari, una raccolta lirica dal titolo Nella Terra dei Nuraghes.

Prestò servizio militare a Napoli, avendo così modo di frequentare gli ambienti politici e culturali dei patrioti mazziniani e particolarmente il poeta-giornalista e politico Alberto Mario (Lendinara, 1825 – 1883), discendente da una famiglia nobile di origine ferrarese. Dall’agosto 1880 lavora come disegnatore per il padre e successivamente per la Compagnia Reale Ferrovie Sarde guidata dall’ingegnere Benjamin Piercy, per la cui figlia scrive un’ode nella metrica classica della strofa alcaica (ossia: due endecasillabi, un enneasillabo e un decasillabo). Nel 1887 è assunto stabilmente come applicato presso l’Archivio del Comune di Sassari, dove lavorò ininterrottamente fino al 1917; svolse in contemporanea anche l’insegnamento del disegno ai giovani del Convitto Nazionale Canopoleno. Calvia collabora alla realizzazione di diverse manifestazioni culturali cittadine (es.: l’Esposizione d’arte antica e moderna del 1896) e sviluppa un’ampia produzione letteraria e artistica, di cui si ha riscontro su riviste e giornali. Nel 1899 sposa la pianista Cristina Manca e il 9 dicembre 1901 nascerà la loro figlia Maria, alla quale dedicherà numerosi e frequenti componimenti poetici. L’anno successivo pubblica un romanzo breve -in 15 puntate sulla rivista Sardegna Letteraria, diretta da Luigi Falchi ed edita a Sassari dalla Tipografia Ubaldo Satta- con lo pseudonimo Livio de Campo e titolato Quiteria, dramma storico ambientato sugli avvenimenti sardi del XV secolo.

Nell’importante tradizione poetica in sassaresu fanno degna corona a Pompeo Calvia diversi grandi interpreti di spessore come Salvator Ruju (Agniru Canu), Cesarino Mastino (ziu Gesaru), Rosilde Bertolotti e i lirici contemporanei Aldo Salis, Dino Siddi, Leonardo Sole, Nino Fois e Maria Antonietta Noce.

 

 

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