Spett.le redazione,
è stato veramente cosa gradita ritrovarmi il Messaggero in casa, lo leggo sempre volentieri perché mi porta a conoscenza di quel che bolle in pentola in Sardegna e le problematiche del mondo dell'emigrazione. Mille Grazie.
Detto questo però, sono molto critico, non vedo cambiamenti radicali che pure sarebbero indispensabili, mi sembra tutto un già visto e sentito, un cammino lento e nessuna progettualità per il cambiamento. Niente di nuovo sotto il sole insomma.
Voglio intervenire sul nuovo piano di sviluppo turistico riportato dal giornale, in particolare quello che riguarda l'interno della Sardegna, prendo a riferimento la Marmilla che conosco meglio ma, l'interno delle Sardegna penso viva le stesse problematiche; quello costiero si sponsorizza da solo .
Per esprimermi meglio cerco di trasmettervi quello che si è dibattuto da sempre in casa mia e presumo in casa di quasi tutti gli emigrati.
Era veramente piccolo mio figlio Giancarlo la prima volta che l'ho portato allo stadio, si giocava Bologna - Cagliari, si era divertito ed emozionato. L'anno seguente gli ho fatto la stessa proposta, ovviamente mi ha detto di si, dettando però una condizione, andare nella curva degli ospiti. Arrivati allo stadio si tolse il giubbotto per mettere in evidenza la maglia del Cagliari, con il numero 10 sulla schiena e la scritta ZOLA, maglia comprata a mia insaputa peraltro. Aveva fatto la sua scelta di appartenenza nonostante sia nato a Bologna e giocasse in una bella squadra della città. E' ormai da tanto però, nonostante rivendichi in ogni circostanza e con orgoglio le sue origini, che in vacanza va in Croazia, Spagna, Grecia ,Egitto e nelle mete future la sua Sardegna non c'è. Problemi di logistica di trasporti, di costi, di organizzazione ecc, sono queste le motivazioni.
L'altra mia figlia è sulla stessa lunghezza d'onda, conosce la Sardegna meglio di me, ha imparato la lingua anche se le sue permanenze sono state sempre brevi e quando sente una canzona della Cherchi si emoziona. Posso dare loro torto per le loro scelte? Certamente no, io e mia moglie pur avendo interessi diversi dai loro ed essendo nati e cresciuti a Senis, ci sentiamo a disagio e spaesati per molte cose. Rientriamo poco e per brevi periodi, non più di una settimana, ed è per questo che prendiamo l'aereo, con la macchina perderemmo due giorni . I primi due o tre giorni va tutto bene, è tutto piacevole e il tempo passa anche troppo in fretta. Passato tale periodo di ambientamento cominciamo a porci il problema di come far passare il tempo e cosa fare. Ci piacerebbe fare un tour nei siti archeologici ( i Menir di Villasantantonio , le Domus de Jana, il nuraghe di Barumini , i murales di Nureci, per citarne alcuni) oppure una bella passeggiata in uno dei tanti boschi esistenti: Laconi , Villaverde o sulla Giara. Anche una bella passeggiata sulla spiaggia e mangiare il pesce in qualche ristorante non sarebbe da scartare. I nostri propositi però finiscono presto, non ci sono mezzi nè pubblici nè privati e i taxi sono solo ad Oristano. Decidiamo di visitare il sito del paese, l'altare sacrificale di Santa Vittoria, conosco la zona e non è lontano, una bella passeggiata a piedi di una mezzora e siamo arrivati. Ci accorgiamo subito del primo ostacolo, un campo arato di fresco e inzuppato d'acqua, una trentina di mucche al pascolo nel campo successivo e adiacente al sito , oltre i muretti a secco da scavalcare. Rinunciamo alla visita e torniamo a casa dove ci viene spiegato che il percorso per il sito era stato ben delimitato con una bella staccionata, ma, evidentemente, a qualcuno serviva per altri scopi. Un pò sconsolati cerchiamo di rilassarci a casa, controllo il cellulare per leggere qualche eventuale mail, sono proprio sbadato e sfortunato, mi sono dimenticato che in paese non c'è campo e dovrei tornare in campagna per poterlo fare e per di più al mattino non ho trovato neanche il giornale, le 4 copie dell'Unione Sarda che il negozio di alimentari vende giornalmente le ha finite .
Premetto che per me e mia moglie, nonostante tutto, le cose positive superano quelle negative e in Sardegna torniamo sempre più che volentieri, preferisco svegliarmi al mattino con il canto del gallo, anche se non mi è molto simpatico e chissà cosa gli farei, piuttosto che il frastuono del traffico e il sibilo del treno in lontananza. Mettiamoci però nei panni del turista, fosse anche del sardo sposato con una Tedesca, Belga, Olandese o Francese con figli al seguito, come possiamo convincerli a passare una vacanza in un simile contesto? I problemi che ho menzionato sono difficili da digerire non solo per i possibili turisti, ma anche per i residenti, viverci è come un atto di eroismo. Sono questi i problemi che, a mio avviso, creano disagio, malessere e che non invogliano di sicuro a vacanze frequenti.
E' così difficile apportare cambiamenti per rendere quelle zone interne attraenti sotto l'aspetto turistico e più vivibili per la popolazione locale? Modificare il percorso delle corriere di linea, fare più corse giornaliere 4/5 e non pretendere che da Cagliari e Oristano facciano mille fermate in tutti i paesini dell'interno, non sarebbe più semplice creare una stazione ad Escovedu, dove far fare capolinea al percorso cittadino e l'interno invece servirlo con dei piccoli autobus, rigorosamente elettrici che si muovono a chiamata per tutte le esigenze del cittadino anche quello più periferico? Collegando gli uffici, tutti i siti turistici di una certa importanza, gli eventi sportivi, culturali e commerciali, feste e sagre comprese. Il primo risultato sarebbe quello di rompere l'isolamento dei cittadini che pesa come un macigno, levare il più grosso ostacolo al cambiamento facilitando anche chi vive in città, chi viene al mare d'estate, a vivere l'interno della Sardegna e non solo il contrario. Con un bel lavoro di taglia e cuci si potrebbe anche risparmiare, creare un centro culturale, dove tutte le proloco unitariamente, sviluppino tutte le iniziative della zona, si facciano carico di insegnare la nostra cultura, le nostre tradizioni, le nostre ricette alimentari e far divertire i turisti con le nostre danze e i nostri canti. Facilitare la messa in rete di tutti i siti archeologici, il mondo della ristorazione e che si occupi dei collegamenti fra la ricettività delle zone interne con quella costiera, creare un interscambio che nei periodi di bassa stagione potrebbe essere vincente per quello costiero e più spendibile per quello interno. Un centro di servizi informatici per chi vuole collegarsi con il suo mondo lavorativo. Per le attività sportive siamo già attrezzati ogni paese ne è dotato, campi da tennis, da calcio, palestre ecc, anche i nostri boschi possiamo proporre per il podismo, ciclocross, motocross, equitazione ecc. Sotto l'aspetto economico ci sono i fondamentali per scommettere su un progetto turistico?
Su questo non ho dubbi, io propendo per il si senza nessuna esitazione, le condizioni sono solide e d'altra parte che alternative ci sono? Non credo di essere un visionario, ma le mie certezze si basano sulle seguenti considerazioni:
1- Credo che i Sardi nel mondo, abbiano superato di gran lunga la popolazione residente. Se a questi aggiungiamo la seconda e terza generazione, parenti diretti e acquisiti, possiamo parlare realisticamente di una decina di milioni di persone che alla Sardegna sono legati, un legame per alcuni un po' sopito, ma per noi Sardi è molto forte, la fiamma è ancora accesa, al primo venticello riprenderebbe vigore basterebbe un segnale ben preciso di cambiamento per creare nuovo entusiasmo e passioni. Oltre il potenziale umano in termini di possibili clienti i sardi apporterebbero un bagaglio di esperienza e di alta specializzazione, Siamo partiti dalla Sardegna senza nessun mestiere , abbiamo cominciato col fare i lavapiatti e molti oggi sono proprietari del ristorante, parlano le lingue dei paesi più progrediti, ne conoscono le usanze, costumi e abitudini alimentari e quando all'estero, come nel nord Italia, si parla di emigrazione e si arriva a parlare dei Sardi, molti fanno il gesto di togliersi il cappello. Non è un aspetto da sottovalutare, nelle zone interne della Sardegna maestranze specializzate non ce ne sono, forse oggi non esiste neanche la manovalanza. Nessun operatore economico al mondo può vantare un tale bacino di possibili clienti e non solo a costo zero, anche i Circoli Sardi ritroverebbero nuovo ossigeno, nuove motivazioni, e sarebbero orgogliosi di portare avanti uno degli obbiettivi per cui sono stati costituiti: fungere da rappresentanti e da portabandiera della Sardegna in tutto il mondo.
2- Nelle zone interne, la metà, forse anche di più, del patrimonio urbanistico è vuoto. Buona parte delle case e degli edifici sono stati ristrutturati e sono in ottime condizioni, se rimangono a lungo vuote aumenta il degrado anche sotto quest'aspetto. Quale migliore occasione per farne un agriturismo generalizzato, diffuso su tutto il territorio?
3- Possiamo contare su un clima stupendo, un territorio vastissimo, pulito, bellissimo e incontaminato, un patrimonio boschivo enorme, una miriade di siti archeologici da mettere in bella mostra, un'alimentazione genuina, prodotti di nicchia e prodotti artigianali di tutto rispetto. Oggi questi requisiti sono merce rara e pochi al mondo possono fregiarsene ed esibirli con vanto come possiamo fare noi
Una simile operazione non andrebbe vista solo sotto l'aspetto economico, ma anche quello sociale e umano non sarebbero da meno.
Se a questi elementi positivi e per certi versi unici , sommiamo gli effetti benefici degli elementi di cambiamento da me ipotizzati, otteniamo sicuramente una società con le carte in regola per la ripartenza e, se questo è vero, ci sarebbe un effetto traino per gli altri settori economici e produttivi e non tarderebbero a rifiorire arte e mestieri di una volta.
Chi potrebbe e dovrebbe farsi carico di tutto questo? Sicuramente non possiamo pensare ad interventi esterni, le sovvenzioni facili sono finite e senza questi, gli avvoltoi del nord non arriveranno. Il ruolo di guida, gli attori veri di questo cambiamento, dovrebbero essere i sindaci, hanno l'interesse diretto e vivono le problematiche del territorio in prima persona. Non so se tutto questo sia finanziabile dalla comunità Europea, se lo fosse, una bella pioggia di milioni per un progetto serio chiuderebbe il cerchio.
Cordiali Saluti
Alberto Sanna
Caro Sanna,
pubblichiamo la sua chilometrica lettera. Lei solleva tanti problemi e suggerisce anche proposte per affrontarli, alcune originali, alcune percorribili, altre suggestive ma difficilmente realizzabili e altre ancora già sperimentate e scartate. Lasciamo che siano altri lettori a pronunciarsi.
Il giornale – che ha scelto di essere fedele a se stesso – ha la funzione di aprire una finestra sulla realtà sarda, con le sue potenzialità e si suoi limiti, in modo che chiunque possa “affacciarsi” e dire la sua. Come ha fatto lei. Ancora grazie.