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Ricordo di Paolo Pillonca, amico degli emigrati

 Il 26 maggio, a due settimane dalla scomparsa del prof. Manlio Brigaglia (Tempio Pausania, 12 gennaio 1929 – Sassari, 10 maggio 2018), il mondo dell’emigrazione sarda e in particolare la F.A.S.I. (Federazione delle 70 Associazioni Sarde nell’Italia continentale) hanno perso un altro grande Amico: il giornalista e scrittore Paolo Pillonca (che era nato ad Osilo, in provincia di Sassari, l’8 ottobre 1942).

 

Tutte le volte che ho potuto ascoltarlo presso qualcuno dei Circoli degli emigrati, non potevo non notare il metodo abitudinario di prendere diligentemente appunti nei suoi minuscoli bloc-notes, a registrare (con il suo registratore tascabile), a fare fotografie (prima con la macchina fotografica poi col telefonino).

Da ammirevole uomo di comunicazione, Paolo sentiva il dovere di restituire in forma di resoconto – o su un quotidiano, o su un periodico o sulla sua rivista “Làcanas” – il senso di quella determinata iniziativa culturale: che esiste, come si sa, nella misura in cui lascia tracce concrete dal punto di vista dei contenuti e non tanto se di essa ci restano solo immagini “epidermicamente” fotografiche. E per questo era anche lodevole la cura con cui Paolo raccoglieva annualmente i suoi “pezzi” facendone dei libri che permettevano da subito e permettono ancora oggi di far vivere le testimonianze raccolte oltre l’arco di tempo del “quotidiano”.

Sono andato a rileggermi le pagine del volume “Il silenzio. La parola. Sentieri dell’anima sarda” (dicembre 2003), in cui, dopo averlo fatto per “La Nuova Sardegna”, Paolo pubblica il resoconto della sua partecipazione alla celebrazione de “Sa Die de sa Sardigna” organizzata a Bergamo (26 aprile 2003) dai Circoli sardi della Lombardia.

Paolo, che pure di quell’evento non fu semplice testimone, dà l’onore della parola a tutti gli altri (compreso chi scrive): l’importante per lui era  realizzare il “servizio” (e non solo in senso “burocraticamente” giornalistico), raccontare ciò che è successo, con nome e cognome dei protagonisti,

Venne a Pavia, tanti anni fa e dai colloqui con diversi degli emigrati (di cui annotò e riportò con precisione nome e cognome e paese sardo di origine) ricavò materia per un reportage in sardo che fece bella  mostra di sé, per tanto tempo, nella bacheca del Circolo “Logudoro”.

Ecco, questo bisogna dire, grazie a Paolo Pillonca moltissimi dirigenti dei Circoli sardi hanno avuto una visibilità in Sardegna: Paolo credeva che la meritassero per il loro impegno al servizio permanente effettivo della valorizzazione dell’immagine della Sardegna e per questo era felice di condividere l’amicizia con tanti uomini e donne del popolo sardo “de su disterru”. Esse ed essi gli manifestavano sincero affetto e ora, sicuramente, al pensiero di aver perso un così grande  Amico “alla mano”, lo piangono e rimpiangono con commozione.

Il Messaggero sardo, che lo ha avuto tra i suoi più stimati e prestigiosi collaboratori si unisce al dolore della famiglia.

Paolo Pulina

 

 

 

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