Spuntano anche le launeddas confuse tra musicisti senegalesi in un gruppo che si è trovato a suonare in un angolo polveroso di Dakar.
Lo strumento più tipico della nostra tradizione ha piena cittadinanza in una band denominata Chadal costituita da musicisti sardi e africani cresciuto all'interno di un progetto di cooperazione internazionale partito dal Sulcis che vede coinvolti i comuni di Carbonia, capofila, Perdaxius, l'Anci, l'università di Cagliari e le associazioni culturali Cherimus di Perdaxius e Ker Thiossiane di Dakar.
Dopo i primi contatti a febbraio, lo scorso maggio hanno preso corpo a Dakar i concerti dal vivo della band e le registrazioni dei brani che saranno inseriti in un CD.
Il tutto fa capo al progetto MultimediArt Senegal animato dal chitarrista di Santadi Alberto Balia; vi ha coinvolto anche Andrea Pisu alle launeddas, Riccardo Pittau alla tromba e Matteo Scano al piano.
Con loro cinque musicisti dell'orchestra nazionale del Senegal con balafon, kora e xalam.
Strumenti propri cioè della cultura musicale senegalese che s'incontrano con le sonorità sarde coinvolgendo anche coro di donne e percussioniste di tradizione sèrere, della costa a sud di Dakar.
Lo spettacolo diventa cosi una storia di dialogo tra popoli, nel segno dell'arte più pura e immediata, dell'espressione senza barriere.
Una musica che come il chadal, variopinto uccello migratore, parte dalla Sardegna e vola verso il Senegal, pronto a tornare indietro nella prossima stagione.
A Dakar si sono svolti anche seminari e convegni con l'intervento dell'etnomusicologo Marco Lutzu per dibattere di musica tradizionale e world music.
Ad agosto poi tutto il progetto sarà presentato nell'isola, con un concerto del gruppo Chadal a Carbonia.