“Non scorderò mai l’arrivo alla base - racconta Buttu - dopo quattro ore di volo e 1.100 chilometri di ghiaccio è comparso un puntino: la base Concordia. Solo allora ho capito quanto sarei stato isolato”.
La base italo-francese Concordia, inserita nel Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, è una stazione minuscola persa nella piattezza di uno degli spazi più freddi del pianeta, una sterminata superficie di ghiaccio dove è carente l’ossigeno e dove le temperature crollano sotto gli ottanta gradi. Assieme ad altri 12 ricercatori, sette italiani e cinque francesi, Buttu ha dovuto imparare a vivere in condizioni estreme mettendo in campo strategie vitali di relazione ed equilibri interni.
Un testimone davvero speciale, dunque, un esempio di rara sensibilità rivolta all’ascolto di sé e del mondo circostante, anche quando il mondo in cui si vive è un deserto buio privo di vita. Una narrazione non sempre facile ma sicuramente capace di dare corpo a un’esperienza umana, profondamente umana, oltre ogni disumana condizione.