Neanche il Covid-19 è riuscito a frenare la volontà dei cagliaritani di sciogliere il voto a Sant’Efisio per averli salvati dalla peste. Così come era successo nel 1943, durante i bombardamenti. La 364esima edizione della Festa più amata della Sardegna si è svolta senza lo sfarzo di colori e di costumi ma il voto – nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia – è stato sciolto.
Poco prima delle 13,30, quando la statua del martire guerriero è rientrata nella chiesetta di Stampace, e il presidente dell'arciconfraternita Giancarlo Sanna è salito sul pulpito e ha fatto l’annuncio rituale alle autorità. In chiesa c’erano solo pochi rappresentanti delle istituzioni, l'alter nos Raffaele Onnis, il sindaco Paolo Truzzu, il parroco di Sant'Anna monsignor Ottavio Utzeri e quello della cattedrale Alberto Pala.
Non c’è stata la processione del 1° Maggio per le limitazioni agli spostamenti dovuti alla pandemia.
La statua del santo era stata caricata alle 9,30 su un mezzo messo a disposizione dalla Croce Rossa e, seguendo l’itinerario storico, portata fino alla chiesetta di Nora dove l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi ha celebrato la santa messa.
Chiuso nella sua teca e issato sul mezzo della Croce rossa, Efisio ha ripercorso il suo cammino verso il luogo del martirio e quattro ore dopo è rientrato nella sua chiesetta.