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Il 7° Congresso della FASI nel segno della ripartenza

 Nella sua relazione introduttiva al settimo congresso della Fasi la presidente uscente, Serafina Mascia, aveva definito “della ripartenza” quell’assemblea, dopo i tragici effetti della pandemia di Covid 19 che aveva segnato anche la scomparsa del 10% dei presidenti e dirigenti dei circoli.

E a guidare quella che sarà la ripartenza delle attività e del ruolo della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia sarà Bastianino Mossa, veterinario di 60 anni originario di Bultei, presidente del Gremio Sardo Efisio Tola di Piacenza.

 

La sua elezione è avvenuta all’unanimità al termine di tre intense giornate di lavori al NH Milano Congress Centre di Milanofiori di Assago, cinque anni dopo il precedente congresso tenutosi a Quartu S.Elena.

In quest’ultima occasione Serafina Mascia era stata riconfermata alla guida della Fasi, dopo la prima elezione ad Abano Terme del 2011.

Bastianino Mossa riceve dunque il testimone da lei, che ha retto l’organismo per dieci anni e alla quale ha tributato un sincero e caloroso abbraccio la platea dei 350 delegati, in rappresentanza di 70 circoli, cui aderiscono 33.000 soci.

Subito dopo la sua proclamazione a presidente Bastianino Mossa ha voluto disegnare le linee d’intervento della Fasi a rispecchiare le esigenze e le indicazioni emerse nel corso del dibattito congressuale sviluppatosi sotto il titolo “Su nou e su connottu”, cioè “la forza del nuovo e il valore dell’esperienza per orientarsi nel domani”

L’ambiente, la cultura, l’agroalimentare, l’innovazione tecnologica, sono questi alcuni degli assi su cui svilupperemo la nostra attività nei prossimi mesi”, ha sottolineato Mossa.

Proseguendo azioni importanti già avviate e sviluppando nuove iniziative nei settori più avanzati e innovativi per lo sviluppo e la crescita dei nostri circoli”, ha ancora precisato.

Ed ha messo in evidenza come l’emigrazione sia profondamente cambiata ormai da tempo: “Dobbiamo vedere l’emigrazione non più come fatto negativo -ha infatti aggiunto- ma come una opportunità di sviluppo sociale ed economico, di crescita e di conoscenza che possa avere un ritorno positivo nella nostra terra di origine, attraverso un utilizzo proficuo delle risorse disponibili”.

E nel contempo ha rimarcato l’esigenza che la stessa Regione prenda atto di questi profondi cambiamenti, riconoscendo un ruolo ancora più incisivo al mondo dell’emigrazione e i suoi organismi, auspicando un più adeguato e diverso rapporto tra emigrati e istituzioni regionali:

Per questo è strategico un adeguamento della legge regionale sulla emigrazione, la 7 del 1991, che riporti il nostro mondo al centro delle politiche regionali con un coinvolgimento diretto e concreto”.

Troppo tempo insomma è passato dalla promulgazione di quella legge perché le istituzioni dei gruppi come dei singoli non risultino profondamente mutate, è stata la riflessione di fondo del congresso.

Lo aveva del resto fatto intendere anche Serafina Mascia nella sua relazione che aveva introdotto i lavori congressuali.

Il nostro obiettivo- aveva detto- è rafforzare i nostri circoli, le nostre reti di collaborazione e volontariato per una presenza sempre più incisiva a sostegno della nostra isola e per il suo sviluppo, in un nuovo rapporto con la Regione.”

Vogliamo tesaurizzare – aveva rimarcato – il patrimonio unico e speciale della nostra storia e della nostra identità nell’incontro con le nuove realtà e contenuti dell’emigrazione.

Anche attraverso nuove forme di aggregazione e partecipazione, utilizzando in positivo la dura prova dall’emergenza pandemica non ancora conclusa”.

Ripartiamo in presenza – aveva ancora evidenziato– come abbiamo fortemente voluto, dopo il difficile periodo della chiusura, con lo sguardo rivolto al futuro: occorre puntare sui giovani e sulle donne, sulle nuove professionalità, allestendo progetti con obiettivi che offrano opportunità reali di scegliere il proprio destino. Alla politica regionale chiediamo di rimettere al centro dei settori di interventi i temi dello spopolamento e della emigrazione, con programmi e iniziative dotate di risorse adeguate, capaci di incidere”.

Abbiamo il problema dell’emigrazione di giovani eccellenze”, aveva anche evidenziato nel suo intervento la presiedente uscente.

Dobbiamo mettere in campo progetti e politiche per farli tornare e creare un rapporto virtuoso e positivo con quei giovani che vogliono restare fuori dalla Sardegna per scelta: occorre investire sui giovani con programmi e interventi strutturali di lungo respiro. Investire sui giovani non significa abbandonare su connottu, ma farne un tesoro per sapere cogliere tutte le valenze del nuovo”.

E il mondo della politica e delle istituzioni regionali sembra non volersi mostrare sordo alle istanze del mondo dell’emigrazione.

Per Michele Pais, presidente del consiglio regionale, “gli emigrati sono i custodi della tradizione e della cultura millenaria della nostra isola e i migliori ambasciatori della sua immagine nel mondo”.

I circoli – ha aggiunto - sono anche il migliore strumento per la internazionalizzazione delle aziende e delle produzioni sarde che non riescono ad entrare nel circuito della grande distribuzione”.

Non ha mancato di fare un cenno anche alla auspicata modifica della legge 7 del 1991 “per attualizzarla alle necessità moderne”, ha sottolineato.

Ma, ha precisato, “modifiche da fare sentendo i circoli e la FASI, che meglio conoscono necessità e opportunità”.

Sul tema si è soffermata anche Alessandra Zedda, assessora regionale al lavoro referente diretto delle politiche legate all’emigrazione.

Ha parlato della riforma e del rifinanziamento della legge attraverso i fondi comunitari, “integrando i fondi attuali per il finanziamento dei circoli, che oggi sono al limite della sopravvivenza e avendo al centro l’emigrato come persona”.

Dobbiamo caratterizzare i progetti- ha poi aggiunto- per il superamento della insularità, che deve diventare, non solo per l’inserimento del principio in Costituzione, ma reale opportunità che lega la Sardegna a ogni figlio emigrato”.

Nei contenuti del congresso della Fasi- aveva ancora detto la Vicepresidente della Regione - c’è tutto il valore che l’emigrazione dei nostri sardi rappresenta per la nostra Sardegna. La sfida del dopo Covid è quella di lavorare insieme, uniti per riportare in Sardegna i tanti emigrati in giro per il mondo. E soprattutto evitare che i nostri giovani siano costretti ad andare oltre mare”.

E’ infatti a partire dagli anni Ottanta, e soprattutto negli anni Novanta, che l’emigrazione sarda ha cambiato pelle.

E’ stata fondamentalmente una emigrazione intellettuale, con i giovani spesso trasferitosi fuori dall’isola per frequentare l’Università e che poi non sono potuti rientrare per mancanza di prospettive di impiego.

Da segnalare ancora l’intervento di Alessandra Todde, viceministro allo sviluppo economico.

Voglio concentrare la mia azione politica, tra tutti i temi – ha detto- su donne e giovani, che costituiscono il vero ponte per il futuro”.

Ho deciso di sostenere- ha aggiunto- l’introduzione del principio di insularità in costituzione ancor prima del mio ruolo politico, aderendo al comitato scientifico, perchè ritengo che sancire un principio sacrosanto di parità possa costituire un volano di visioni e progettazione per il futuro della Sardegna”.

Ai lavori ha partecipato anche il senatore Gianni Marilotti, presidente della commissione per la Biblioteca e Archivio Storico del Senato, con una riflessione sui temi delle tradizioni e radici in contrapposizione al nuovo, sul filo del titolo del congresso, e sul principio d’insularità.

Michele Cossa, Presidente della Commissione Speciale Insularità del Consiglio regionale sardo, ha elogiato la vitalità e passione dei circoli sardi in Italia.

I circoli intanto sembrano già prepararsi alla nuova “mission” che li attende.

Al congresso di Assago il Circolo dei sardi Quattro mori di Rivoli (Torino) per esempio, ha illustrato le sue proposte nelle quali ipotizza che i circoli possano diventare nuove “botteghe dei saperi” per attirare soprattutto i giovani che spesso non riescono a trovare la dignità del lavoro che meritano.

Parliamo – precisano – di far emergere il talento che non ha un valore di mercato, eppure viene considerato il prodotto più conteso e più prezioso del pianeta, quello che è destinato a fare la differenza”.

Ed ancora la Fasi per il circolo piemontese dovrebbe diventare capofila di un movimento sui diritti digitali per indurre la Regione a individuare un “garante per la sicurezza dei Diritti Digitali”.

Al termine del congresso sono state approvate all'unanimità quattro mozioni: la valorizzazione della figura di Grazia Deledda nella toponomastica delle città dove sono i circoli; contro l'introduzione dell'IVA per le organizzazioni del Terzo settore; per una borsa di studio in una Università del Continente per la valorizzazione della figura dello storico Manlio Brigaglia; per la valorizzazione della mostra "Io apro all'Unesco" sul patrimonio della civiltà nuragica.

L'ufficio di presidenza della Fasi è stato completato con l'elezione della presidente vicaria Luciana Sedda, presidente del circolo Grazia Deledda di Vicenza e del vicepresidente Mattia Lilliu, dell'Acsit di Firenze, coordinatore Giovani Fasi uscente. E' stato eletto anche l'esecutivo nazionale composto da 15 componenti e il Collegio dei revisori dei conti.

A margine del congresso da segnalare anche il seminario Sarda Tellus sulla promozione dei prodotti sardi di qualità, la mostra “No potho reposare”.

C’è stato anche spazio per le proposte del patrimonio etnomusicale isolano. Le ha portate la Fondazione Maria Carta di Siligo che, impegnata a Milano all’interno della rassegna “Artigiano in fiera”, ha regalato ai delegati del congresso uno spettacolo con una immersione nei suoni e nei canti della Sardegna attraverso le esibizioni di alcuni artisti, introdotti dall’estensore di queste righe.

Si sono così esibiti il gruppo di ballo Sciampitta, la cantante di Chiaramonti Vanessa Denanni, il duo Fantafolk con Andrea Pisu alle launeddas e Vanni Masala all’organetto, il tenore Su populu sardu di Oliena ed ancora Beppe Dettori e Giovannino Porcheddu con un travolgente “Nanneddu meu” a cappella.

Nel corso della serata Leonardo Marras, presidente della Fondazione Maria Carta, ha rimarcato la stretta vicinanza e collaborazione della Fondazione con il mondo dell’emigrazione e ha presentato il video di una nuova versione di “Non potho reposare”, espressamente promossa dalla Fondazione, e realizzata da diversi artisti sardi nel ricordo di Maria Carta e Andrea Parodi e per un omaggio rivolto proprio agli emigrati.

Il CD che raccoglie il brano e la traccia video è stato stampato per essere distribuito infatti tra i circoli degli emigrati sardi nel mondo; quelli aderenti alla Fasi li hanno ricevuti in occasione del congresso milanese.

Nel brano si ascoltano Paolo Fresu, i Fantafolk, Maria Giovanna Cherchi, Beppe Dettori, Raoul Moretti, Valeria Carboni, Luca Mascia dei Niera, il chitarrista Nilo e i Mamuthones e issohadores della Pro Loco di Mamoiada ed anche le voci di Maria Carta e Andrea Parodi, cui si devono forse le versioni più popolari e amate del motivo firmato da Salvatore Sini e Giuseppe Rachel oltre un secolo fa.

Nella foto di Francesco Sanna il passaggio di consegne tra Serafina Mascia e Bastianino Mossa.

GIACOMO SERRELI

 

 

 

 

 

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