Nei giorni scorsi è scomparso Giovanni Mameli. Divoratore di libri e instancabile divulgatore. Per quasi 30 anni, dai primi anni Ottanta del secolo scorso fino al 2010 è stato tra i più attivi e apprezzati collaboratori del Messaggero Sardo.
Il prof. Giovanni Mameli, cagliaritano, insegnante di Italiano al Liceo, uomo di grande cultura e di profonda umanità aveva 78 anni.
Arrivava in redazione, in via Barcellona, accompagnato dalla moglie che lo aspettava in macchina perché in via Roma era praticamente impossibile trovare parcheggio. Sorridente e curioso si informava delle vicende del mondo dell’emigrazione. Consegnava la busta con i suoi articoli battuti a macchina, senza errori e correzioni, pronti a essere impaginati nella rubrica “Parliamo della Sardegna” dedicata alla Cultura.
Era stato tra i primi a parlare degli scrittori sardi “emigrati” e del loro contributo alla letteratura italiana. Li conosceva tutti, i più famosi e gli emergenti. Nelle pagine del Messaggero ha parlato di Angelo Carta, Anzelinu (l’operaio diventato scrittore a Torino, dove era emigrato in cerca di lavoro e dove si era laureato in matematica) degli esordi del giovane Sergio Atzeni e di Nicola Lecca. Ma anche di Grazia Deledda, Franziscu Masala, Giuseppe Dessì, Salvatore Satta e di tanti altri.
Grazie alle sue recensioni gli emigrati hanno potuto conoscere e apprezzare scrittori e poeti sardi, di cui forse non conoscevano neppure l’esistenza. Il suo è stato un contributo importante alla crescita culturale di molti emigrati.
Giovanni oltre a essere un “divoratore” insaziabile di libri, ne ha scritto alcuni. Tra i più cari quello dedicato all’autore di “Miele amaro”, “Lo scrittore nascosto. Il meglio di Salvatore Cambosu” e l’antologia “Scrittori sardi del duemila”.
Il Messaggero sardo nel ricordarlo con riconoscenza per il suo generoso contributo abbraccia con affetto la moglie e i figli.