L'Archivio di Stato di Cagliari ha dedicato la “Notte degli Archivi”, una manifestazione che si svolge in campo nazionale, all’emigrazione presentando il lavoro fatto per il riordino, la catalogazione e la digitalizzazione dell’enorme patrimonio archivistico de “Il Messaggero sardo”, donato dalla omonima Associazione Culturale.
Negli ambienti della sede di via Gallura a Cagliari, l’Archivio di Stato ha proposto una mostra di documenti dedicata alle vicende migratorie che, dal XIX secolo, hanno visto quali protagonisti le decine di migliaia di donne e uomini che, alla ricerca di migliori condizioni di vita e di lavoro, hanno lasciato l'isola per raggiungere America, Nord Africa, resto d'Europa e Australia.
La mostra – come ha spiegato il direttore dell’Archivio Enrico Trogu – propone (per ragioni dfi spazio, in quanto nello stabile sono in corso importanti lavori di ristrutturazione) solo un piccolo assaggio del materiale raccolto. Sono esposti documenti che vanno dalla logistica dei trasferimenti alle condizioni lavorative nei paesi d'arrivo, alle lettere ai familiari o alle prefetture, ma anche lettere, poesie e foto dell’archivio del Messaggero sardo.
Nella sala convegni è stato poi presentato il lavoro di riordinamento dell'archivio della Società cooperativa “Il messaggero sardo” (1969-2010), donato all'Archivio di Stato di Cagliari dall'omonima associazione culturale nel 2019 e recuperato e parzialmente digitalizzato con la collaborazione della Faes (Federazione delle associazioni di tutela degli emigrati sardi).
Il Messaggero sardo è stato per decenni una delle principali voci dell'emigrazione e ha contribuito a preservare un legame diretto con l'Isola.
Dopo una breve introduzione di Enrico Trogu, che ha raccontato come il materiale della Cooperativa sia arrivato all’Archivio di Stato, sottolineandole l’importanza straordinaria per ricostruire la storia della Sardegna e come il fenomeno migratorio abbia inciso nel costume, nella cultura e nelle condizioni socio-economiche dell’Isola, il prof. Marco Zurru, docente di Sociologia all’Università di Cagliari, ha fatto una relazione sul fenomeno migratorio che ha provocato una vera diaspora del popolo sardo.
Zurru ha ricordato le varie ondate partite dall’Isola a cominciare da quelle verso Brasile, Stati Uniti e Argentina dell’inizio del secolo scorso, per proseguire con quelle dirette nelle miniere dell’Europa negli anni Cinquanta e nel Triangolo industriale degli anni Sessanta e Settanta.
La relazione di Zurru è stata intervallata dalla lettura di alcune lettere scritte dagli emigrati al Messaggero sardo, lette da Elio Turno Arthemalle, che hanno divertito e commosso il folto pubblico.
Arthemalle è rimasto colpito del fatto che dalla lettura delle lettere emerga la totale fiducia nel giornale e che gli emigrati si rivolgessero al Messaggero per risolvere qualsiasi problema, da quelli pensionistici a quelli legali, persino per cercare moglie.
Dopo gli interventi di Consuelo Costa, funzionaria della Soprintendenza Archivistica della Sardegna e dell’archivista Federica Usai che ha curato la catalogazione del materiale che potrà così essere consultato anche online, il presidente della Associazione Culturale fondazione Messaggero sardo, Gianni De Candia ha raccontato come è stato possibile salvare il patrimonio documentale della Cooperativa, dal disinteresse generale e evitando che finisse al macero, preservando così una pagina importante della storia recente della Sardegna. Migliaia di lettere, di poesie, oltre dicci mila foto, e altri documenti che danno uno spaccato di come questo fenomeno abbia profondamente inciso nel costume dei sardi. Una documentazione – ha concluso Trogu - che consoliderà la sua importanza nei secoli futuri.