Rafael Sari, il cantore innamorato di Alghero ed interprete appassionato tra realtà e memoria
Alghero è un'isola di poesia nell'Isola e si caratterizza per la peculiarità linguistica, ma allo stesso tempo per le preziosità dal carattere universale di tradizioni e cultura.
Valido e autentico esponente della poetica di Alghero è stato Rafael Sari (1904 – 1978), interprete di una espressione semplice e genuina; custode appassionato della singolarità della propria Città che ha saputo rappresentare con suggestività e malia unica, tra realtà e memoria. Con le verità dei suoi sentimenti lirici, aderenti ai valori cittadini, è stato “cantore innamorato di Alghero” e proprio così lo ha ricordato il giornalista Rai Romano Cannas, giorni dopo la scomparsa.
È stato un noto scrittore-poeta che Alghero ricorda regolarmente con un premio letterario di poesia e prosa, rivolto ai catalani ed agli algheresi, che porta il suo nome. Giovanissimo, sul finire degli anni Venti, inizia a pubblicare i suoi componimenti e articoli; vincitore di importanti premi letterari, conquista per “la natura intima” e musicale delle liriche. Svolge il lavoro di insegnante ed archivista, ma sempre da uomo di intellettualità algherese e volutamente “legato al contesto linguistico e culturale della sua città”; attento a coltivare “l'interesse isolano e nazionale sul fenomeno etnografico algherese”. Nella sua poetica si identifica il tratto algherese di sentimenti, emozioni e luoghi.
A Rafael Sari si deve, insieme a Rafael Catardi, la fondazione del Centro di Cultura per Alghero. Da giornalista indipendente ha collaborato per tanti anni con La Nuova Sardegna e per diverse riviste, raccontando il profondo paesaggio dell'anima di Alghero, patria minore dal vitale cuore che richiama alla tradizione culturale di civiltà poetica.
La sua produzione lirica è raccolta in due significativi volumi, pubblicati postumi nel 1980 e 1984 da Edizioni della Torre, e titolati Ombra i sol e Ciutat mia (Pà de casa). Le opere privilegiano la forma e lo spirito autentico dell'algherese e il sentimento della catalanità.
La critica, analizzando la poetica di Rafael Sari, ha colto il senso di “connessione” sviluppato con la Ciutat di Alghero: città-casa, luogo dell'anima, della lingua ed universo di umanità memoria, inteso nella dimensione e richiamo alla civiltà culturale algherese.
Manlio Brigaglia, nella nota introduttiva a Ciutat mia (Pà de casa), scopre un poeta in sintonia col suo popolo, perché “Sari non ha soltanto adottato il cuore di Alghero, ma ha anche adottato i suoi angoli e le sue vedute, soprattutto quelli in cui più si compie la vita comunitaria, soprattutto quelli che fanno da sfondo agli accadimenti quotidiani e ai piccoli sommovimenti del cuore popolare”.
Significativa la dedica della silloge Ciutat mia: Al cel a la terra a la marina a la vida de la ciutat mia.
PRESÒ
De la retxa tu miras
o captìu, però el ferro,
lliga el tou cor.
Cadèna estrèta.
Cases branques
camps verds enllà
de les barres que tàncan
la llibertat.
El cel, els monts, el mar
jùgan dins a 's tous ulls
fantasmes de sòmni,
home lliure.
retxes d'or.
Camins llargs com l'horitzò.
Ullades esclaves del pensament.
Tambè per a tu
el mòn es presò.
PRIGIONE
Attraverso la grata tu guardi o prigioniero, ma il ferro lega il tuo cuore. Catena stretta. Case bianche campi verdi oltre le sbarre che chiudono la libertà.
Il cielo, i monti, il mare giocano nei tuoi occhi fantasmi di sogno, uomo libero. Inferriate d'oro. Strade sconfinate come l'orizzonte. Sguardi schiavi del pensiero. Anche per te il mondo è prigione.
TARDETA DE ABRIL
Tardeta vermella de abril
vestida de flors i de sol
que tornas tra veus de criatures
tra llestres risades
de nigrils en vol
encara te'n entras
al cor de la gent
i al toc espaciòs que devalla
de tantes campanes, al vent
que odors descalla
de fulles noves
en l'ària lleugera...
Tardeta vermella d'abril
que omplis de somnis los ulls,
que lligues un'altra esperanca
al cel ue se obri
més gran, més atzur:
no passes, no caigues,
no mori l'encant
d'aquesta bellesa sincera.
Oh! deixa que vagi somniant
lor cor de qui espera,
de qui altre no vol
que un fil de llumera.
POMERIGGIO D'APRILE
Pomeriggio rosso d'aprile, vestito di fiori e di sole, che torni tra voci di bambini, tra vivaci risate di uccelli in volo, e ancora tu penetri nel cuore della gente e al tocco ampio che scende di tante campane, al vento che scioglie odori di foglie nuove nell'aria leggera...
Pomeriggio rosso d'aprile che riempi di sogni gli occhi, che leghi un'altra speranza al cielo che s'apre più grande, più azzurro: non passi, non cada, non muoia l'incanto di questa genuina bellezza.
Oh! lascia che vada sognando il cuore di chi spera, di chi altro non vuole che un filo di luce.
ALGUER (1928)
Sés beglia quant 'l sol ta basa tota
i ta carigna calma la marina
quan la gliuna de nit ti dasgota
la prata més gliuenta i la més fina.
Sés beglia massa tu, ciutat mia,
de muraglias i torras anghiriara
che ta miras nel golf a on sumia
antiga i branca una sirena ancara.
De Ca' de Cassa a Muntiroglia negra,
de Muntagnés a San Giurià frurit
és tota una canzò che ta ralegra,
una canzò che dura ne la nit
quant a poc suspira la marina
basn l'ascol che tot ha cunsumit.
ALGHERO
Sei bella quando il sole ti bacia tutta e ti carezza calmo il mare, quando la luna di notte ti veste di gocce d'argento risplendente e purissimo.
Sei troppo bella tu, città mia, incoronata di bastioni e di torri, che ti rispecchi nel golfo dove ancora sogna un'antica e bianca sirena.
Da Capocaccia al cupo Monte Doglia, da Montagnese a San Giuliano in fiore è tutto una musica che ti rallegra,
una musica che continua nella notte quando dolcemente sospira il mare baciando lo scoglio che tutto ha levigato.
TRAMONT DE ISTIU
Te n'entras ne l'onda vermeglia,
sol gran de l'istiu,
amagas ne l'algua la beglia
illsiò che ma riu
ancara nel cor:
la frama daspagas
che dins a las venas bruisgiava,
che amor parasceva,
ma ch'era dolor.
En giru nel golf un rodeu
la tarda assatia
de flors aspalgiras, recreu
all'anima mia
en pena i en por.
Aguarda gliumera,
ancara no calghis, aspera:
regalama un altru
bel somniu de or!
Te n'entras ne l'onda vermeglia,
sol gran de l'istiu;
t'en portas ascì la mia beglia
illusiò che ma riu
ancara nel cor...
t'en portas la vira
a ma un las carignòs:
un las che cunvira
a un altru rapòs.
TRAMONTO D'ESTATE
Ti addentri nell'onda vermiglia, nel sole dell'estate, nascondi nell'acqua la bella illusione che mi ride ancora nel cuore: la fiamma spegni che dentro le vene bruciava, che amore sembrava, ma che era dolore.
Intorno nel golfo un cerchio la sera compone di fiori sparsi, conforto alla mia anima in pena e paura. Fermati, o luce: ancora non spegnerti, aspetta; regalami un altro bel sogno d'oro.
Ti addentri nell'onda vermiglia, sole grande dell'estate; ti porti via così la mia bella illusione che mi ride ancora nel cuore... ti porti via la vita con un laccio carezzevole: un laccio che invita a un altro riposo.
INVEL
Las blancas gaurras volant
aquirran al port, agrisat
de nùvolas baixas, lu vent:
muinas de antenas, esclat
d'escuma damunt als escols,
raioru de mar; sés tornat
invel, sés tornat a ma un vol
de ombras al golf assustat
i lu sol te n'has pres, i l'azul,
i lus somnius de un cel encantat.
INVERNO
I bianchi gabbiani volando chiamano nel porto, oscurato da nuvole basse, il vento: fischiare di antenne, schiocchi di spuma sugli scogli, rabbia di mare; sei tornato inverno, sei tornato con un volo d'ombre nel golfo atterrito ed il sole ti hai preso, e l'azzurro, e i sogni di un cielo incantato.
A TU, CATALUNYA
En el goig del sol que se lleva
de la mar a endorar-te les costes,
Catalunya, el tou cor se desplega
en sospirs que venen a nostres
terres llunyes, ma qu'en tu s'entreguen.
Ve a tu sempre el coral pensament,
llac, de tota un gran germanor,
qu'en tu troba plorant, rient,
del teu mar, del teu cel la sabor.
Mare nostra de llengua, d'amor,
pais de somni encantat a la vora
de les nostres millors esperances,
tu nos lligues amb un gran fil d'or,
tu desfàs la dolor, la llunyanca.
A TE, CATALOGNA
Nell'incanto del sole che sorge dal mare a indorarti le coste, Catalogna, il tuo cuore si apre in sospiri che vengono alle nostre terre lontane, ma che in te si integrano. Viene a te sempre il corale pensiero, vincolo della nostra grande fratellanza, che in te ritrova nel pianto, nel riso, del tuo mare, del tuo cielo il sapore. Madre nostra di lingua, d'amore, paese di sogno incantato al margine delle nostre più belle speranze, tu ci leghi con un gran filo d'oro, tu disciogli il dolore, la lontananza.