Caro Messaggero,
immagino le tante lettere che ricevete per il caro traghetti, ma io volevo battermi su una cosa: solo noi continentali siamo incazzati neri per le tariffe triplicate, solo noi turisti e sardi trapiantati ci siamo lamentati per questi disagi, la cosa che ha me ha lasciato sconcertata e che i sardi dell'isola non si sono battuti nelle piazze e nei porti con delle manifestazioni quotidiane.
Chi si batte sono solo i turisti e i figli dei sardi, ma gli stessi sardi, genitori e parenti vivono tranquillamente la situazione. Il problema poteva essere risolto con delle manifestazioni di disapprovazione di tutti, con lo scendere in piazza, perché andare e partire dalla Sardegna in libertà è un diritto di tutti, ma soprattutto gli abitanti sardi dovevano battersi per questi diritti. Invece vivono tranquilli, fino a quando si accorgeranno che non c'è bisogno di uno tsunami per affondare l'isola, ma che loro stessi la stanno affondando, con il loro silenzio, con la convinzione tipica del sardo che tutto si risolverà, ma che purtroppo non è così.
Li voglio poi vedere quando non riusciranno più a fare la spesa per i cari prezzi se allora scenderanno in piazza.
Ti scrivo questo con cognizione di causa, da moglie di un sardo e figlia di sardi, ma tutti trapiantati in continente. L'estate e non solo l'estate si scende a trovare i parenti, ma come si fa con uno stipendio medio a darne un terzo alla Moby per solo 4 ore di viaggio. Non parliamo poi della trovata della Saremar che alla fine costa quanto scendere con Moby da civitavecchia. Non siamo stupidi, ma vorrei che il popolo sardo si svegliasse e si battesse per i propri diritti.
Lorena