Un anno fa, il 17 agosto 2010, moriva Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica italiana, nato a Sassari il 26 luglio 1928, amico degli emigrati sardi.
Presso gli emigrati sardi Francesco Cossiga ha sempre goduto della considerazione di “padre nobile” della sardità: ha sempre surrogato la lacunosa memoria dei manuali di storia nazionale riferendo le vicende cruciali della storia e della cultura della Sardegna; ha sempre appoggiato senza tentennamenti le rivendicazioni del mondo dell'emigrazione sarda riguardo al diritto ad avere una permanente e concreta “continuità territoriale” con il resto del continente, cioè la concessione, nei trasporti da e per la Sardegna, di tariffe agevolate in grado di compensare almeno parzialmente gli svantaggi dell’insularità.
L'emigrazione sarda nel mondo un anno fa ha perso sicuramente una figura rappresentativa che a livello regionale, nazionale e internazionale ha costituito la celebrità di riferimento capace di “comunicare” in maniera efficace e di “avvalorare” con connotazioni di simpatia la causa della salvaguardia dell’identità sarda anche fuori dall’isola.
Ma Cossiga non è stato soltanto “ambasciatore” autorevole, in Italia e nel mondo, della Sardegna (da lui definita “nobile e prediletta Terra di origine") ma anche conoscitore non superficiale delle peculiarità storiche, culturali e linguistiche dell’isola.
Aveva avuto un bisnonno poeta, Bainzu Cossiga (Chiaramonti, SS, 1809-1855), autore in particolare di un insieme di poesie religiose in limba che furono pubblicate con il titolo “Su Poeta Christianu” («o siat Sa Doctrinetta in sonettos logudoresos cum algunas cantoneddas sacras»). In un testo del 2005 Cossiga scrisse: “Personalmente ho sempre riconosciuto, senza esclusioni, tutti gli appartenenti alla mia ascendenza e in particolare mi sono sempre dimostrato fiero di questo antenato poeta, al quale probabilmente devo la fase creativa che caratterizza la mia attuale fase di comunicatore che è di distanza critica e di osservazione partecipata della politica. […] Il patrimonio di intelligenza e di sapere della oralità primaria è sempre stato alla base della cultura sarda. Questa cultura ha saputo resistere, proprio grazie ai suoi poeti in lingua sarda, alla massiccia compressione esercitata dai governi e perciò dalla scuola e dalla politica degli investimenti industriali”.
Cossiga è stato un esempio della verità dei versi del non sardo Vincenzo Cardarelli: “Ed è così che il sardo / mai tradirà la sua terra fedele”.
Dell’onore e dell’onere di questa responsabilità sono coscienti, anche grazie a Cossiga, gli emigrati sardi nell’Italia continentale e nel mondo.
Paolo Pulina










