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La Geografia


LA GEOGRAFIA
La Sardegna, con una superficie di 24.089 kmq, è la seconda isola del Mediterraneo e una delle maggiori isole d'Europa.
Le sue coste hanno uno sviluppo di circa 1850 km.
Ha una forma rettangolare, che la fa sembrare l’orma di un piede - da qui i suoi nomi d’Ichnusa e Sandalyon - con una lunghezza massima di km 270 e una larghezza di km 145.
La Sardegna è più vicina all’Africa (da cui dista 178 km, tra Capo Teulada e Cap Serrat, in Tunisia) che all'ltalia (la distanza minima tra Capo Ferro e Monte Argentario è di 188 km). Per oltre 4/5 l’Isola è formata da montagne e colline (la vetta più alta, Punta Lamarmora, sul Gennargentu, è di 1834 metri sul livello del mare).
Le pianure più estese sono quelle del Campidano e della Nurra.
Le coste sono ora rocciose e impervie, ora sabbiose e pianeggianti.
La popolazione censita nel 2000 era di 1.651.900 abitanti.
Il Capoluogo di Regione Cagliari, dopo il distacco di diverse frazioni, diventate comuni autonomi, ha poco più 180.000 abitanti.
I Capoluoghi di Provincia sono Sassari (121.961), Nuoro (37.539) e Oristano (31.388). La terza città della Sardegna per numero di abitanti è Quartu Sant’Elena.
IL CLIMA
Quello della Sardegna è un clima mediterraneo, con scarse piogge e lunghi periodi di siccità.
L’inverno è mite con temperature minime che raramente scendono sotto lo zero tra dicembre e febbraio, salvo che nelle zone montane dell’interno.
La primavera può essere variabile.
L’estate è moderatamente calda, ma ventilata.
I venti prevalenti sono il maestrale (da nord-ovest), lo scirocco e il libeccio e il levante dal quadrante meridionale.
FIUMI LAGHI E LAGUNE
Il principale fiume della Sardegna è il Tirso (km 150), seguito da Flumendosa (127), Coghinas (105), Cedrino (70), Temo (45).
In Sardegna c’è un solo lago naturale, il Baratz (che ha una superficie di appena 0,4 kmq) nei pressi di Alghero.
Sono numerosi, invece, i laghi artificiali tra cui quelli ottenuti dallo sbarramento del Tirso, del Coghinas, del Flumendosa.
Importanti sono anche quelli del Mulargia, del Taloro, del Liscia, del Temo.
Le coste sarde sono costellate di stagni e lagune che hanno una superficie di oltre 12.000 ettari (il compendio più esteso è quello di S.Gilla, a Cagliari, con 4.000 ettari, molte le zone lacustri anche in provincia di Oristano: Cabras, Marceddì , S.Giusta.
Estesi anche gli stagni e le lagune di Muravera e Tortolì.
ISOLE
La Sardegna è circondata da tante isole minori.
Nella parte meridionale ci sono S.Antioco, che si estende per (108 kmq), e San Pietro (50 kmq), al Nord l’Asinara (52 kmq), La Maddalena (20 kmq) e Caprera (16 kmq) con il corollario di Spargi, Budelli, Santa Maria e delle altre isole dell’arcipelago.

LA STORIA GEOLOGICA

La Sardegna ha un'origine geologica antichissima:
il Sulcis-Iglesiente risale al periodo Cambrico dell'Era Paleozoica e cioè a 600 milioni di anni fa: è una delle parti più antiche d’Italia e dell’Europa.
Sempre all’Era Paleozoica - o primaria - risalgono in parte i territori della provincia di Nuoro mentre alla successiva Era Mesozoica risalgono le rocce calcaree-dolomi­tiche della Nurra, del Supramonte di Oliena e Orgosolo, i tacchi dell’Ogliastra e del Sarcidano.
In seguito, avvennero molti altri fenomeni tra cui il distacco dal resto del continente europeo;
nel Miocenico l’Isola fu invasa dal mare e si creò un canale che congiungeva il Golfo dell’Asinara con il Golfo di Cagliari, fossa che venne colmata da alluvionamenti nel periodo Pleistocenico (circa 1 milione di anni fa).
Gli ultimi vulcani restarono attivi fino a circa 180.000 anni fa nel Logudoro.
La presenza umana è molto più recente: le tracce più antiche sono state trovate a Perfugas, nell’Anglona, e risalgono a circa 500.000 anni fa. Una recentissima scoperta, la falange di “Nur”, rinvenuta in una grotta bloccata da un’eruzione vulcanica, fa risalire a 250.000 anni fa la presenza dell’uomo sull’Isola.
Reperti più diffusi si trovano nel Neolitico e cioè circa 12.000/10.000 anni fa.
LE REGIONI
La Sardegna, a parte le suddivisione in quattro provincie (che ora si propone di aumentare a otto), è composta da numerose regioni di origine storico-geografica.
Le principali e più note sono il Logudoro, la Gallura, l’Oristanese, il Nuorese, la Barbagia, l’Ogliastra, il Sulcis, l’Iglesiente ed il Campidano.
La zona nordoccidentale della provincia di SASSARI è il Logudoro che comprende la Nurra, il Turritano, l’Anglona, il Meilogu, il Goceano, il Monteacuto.
La zona nordorientale della stessa Provincia è la Gallura.
Al centro la provincia di NUORO comprende la Planargia, il Marghine, le Barbagie, le Baronie, l’Ogliastra, il Sarcidano ed il Mandrolisai.
Sempre nel centro ad occidente c’è la provincia di ORISTANO.
La parte meridionale dell’Isola è la provincia di CAGLIARI dove, oltre al Campidano, si trovano il Monreale, la Marmilla, la Trexenta, l’Iglesiente e il Sulcis e, nella zona sudorientale, il Gerrei e il Sarrabus.

Tutte le Regioni regioni nel dettaglio qui.

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Testi in collaborazione con Gianfranco Leccis, autore della collana “Conoscere la Sardegna”, Carlo Delfino Editore.
Foto di GdC.

 

Regioni


 

NURRA

E' una regione ben delimitata con un alto interesse naturalistico.
Spiccano le scogliere di Alghero e le falesie di Capo Caccia dove nidificano i grifoni.
Il lago Baratz, l’unico bacino naturale della Sardegna.
Il centro principale è Alghero, che è una delle maggiori località turistiche sarde, con un bellissimo centro storic o.
Produzione di ottimi vini e prodotti dell’artigianato (corallo).

 


TURRITANO

Comprende Sassari, seconda città della Sardegna, che ha dato i natali a due presidenti della Repubblica Italiana, Antonio Segni e Francesco Cossiga e ad Enrico Berlinguer.
E’ una bella città con diversi importanti monumenti.
A Sassari a maggio si svolge la Cavalcata Sarda, una sfilata di costumi sardi, e per l’Assunta si svolge la discesa dei Candelieri, la festa più importante della comunità:
in questa occasione si festeggiano i sassaresi che vi partecipano ma che risiedono più lontano.
Nel territorio spiccano gli antichi paesi di Osilo, Sennori, Sorso, Ittiri, Ploaghe con il più antico cimitero sardo.



MEILOGU

Al centro del Logudoro.
Ancora visibili i crateri dei vulcani spenti.
I centri principali sono Bonorva, Bonnanaro, Torralba e Pozzomaggiore che conservano importanti testimonianze della civiltà nuragica.
Vi sono poi molte belle chiese del periodo medievale.
Thiesi è un importante centro di produzione di formaggio pecorino.



GOCEANO

Prende il nome dal castello vicino a Burgos ed è una piccola regione caratterizzata dalla vallata del Tirso e dai monti con le millenarie foreste del Goceano.
La zona ha una antica vocazione alla tessitura: famosi i tappeti di Nule.
Il capoluogo è Bono il paese di Giommaria Angioy che guidò i sardi nei moti antifeudali.
Altro centro importante Benetutti, ricco di testimonianze nuragiche.



MONTEACUTO

E' il nome che la regione prende dal castello che sorge presso Berchidda e comprende la piana di Ozieri, dove si trovano importante allevamenti zootecnici e di cavalli.
I centri più importanti, oltre Ozieri, sono Ardara, Berchidda, Buddusò noto per le cave di granito, Oschiri e Pattada, il paese dei coltelli.
In alcune località si trovano bellissime chiese romaniche tra cui le basiliche di S. Antioco di Bisarcio, Santa Maria del Regno, N. S. di Castro.



ANGLONA

Regione di origine vulcanica con panorami spettacolari come quello di Castelsardo.
I centri principali sono Castelsardo, Tergu, Perfugas e Martis (dove si trovano i resti di una foresta pietrificata), Nulvi, Chiaramonti.
Anche qui vi sono alcune belle chiese e vestigia dell’antichità.



GALLURA

E' la regione situata nella parte nordorientale dell’Isola che ha mantenuto il nome dell’antico Giudicato.
Le sue coste sono diventate negli ultimi anni il regno delle vacanze.
Le località che l’hanno resa famosa nel mondo sono la Costa Smeralda ed Arzachena, la Maddalena con il suo arcipelago incantato, Santa Teresa di Gallura, Palau.
I centri principali sono Olbia e Tempio Pausania.
Vi sono dei siti archeologici di grande interesse.
Nell’isola di Caprera riposa il grande eroe italiano Giuseppe Garibaldi.
Straordinario l’ambiente naturale, sia quello delle coste, sia quello interno, caratterizzato soprattutto dalle rocce granitiche spesso tafonate (che per il vento e le piogge hanno preso particolari forme), dalle vaste sugherete.
La Gallura è la terra del granito, del sughero ed inoltre del vino.
Calangianus è ben nota per i numerosi sugherifici ed è ritenuta una delle più ricche e attive località italiane.
Per quanto riguarda i vini, è famoso il “Vermentino di Gallura” ma vi sono altri ottimi vini prodotti da alcune Cantine Sociali e private.


PLANARGIA

E' la parte della provincia di Nuoro inserita tra quelle di Sassari e di Oristano che consente al nuorese di avere uno sbocco sulla costa occidentale dell’Isola.
La capitale è Bosa, splendida città-museo per la sua storia, le chiese, il castello, i quartieri storici.
I centri più noti sono Flussio, Magomadas, Modolo, Tinnura, Sagama, Sindia e Suni.
Tra le sue produzioni più conosciute, la Malvasia di Bosa, l’olio d’oliva e i cestini.


MARGHINE

E' la regione formata dall’omonima catena montuosa e dall’altopiano di Campeda.
Il suo centro principale è Macomer.
Altre località sono Silanus, Bortigali, Bolotana e Borore.
Anche questa zona ha un’importante produzione casearia.




BARBAGIA

E’ la regione attorno al Gennargentu.
In realtà le Barbagie sono più di una:
c’è quella di Ollolai, quella di Bitti, quella di Belvì, quella Austis-Mandrolisai, quella di Seulo.
Il nome Barbagia deriva dal nome con cui i Romani chiamarono la zona più interna e montagnosa della Sardegna che non riuscirono mai a sottomettere, per cui fu considerata terra di “barbari” e i suoi abitanti chiamati “barbaricini”.
Questa è, per molti aspetti, ambientali, di costume e di tradizioni, la parte più originale e caratteristica dell’Isola.
Nella Barbagia di Ollolai i centri principali sono Fonni, Gavoi, famosa per il suo formaggio “Fiore sardo”, Mamoiada.
Nella Barbagia di Bitti va ricordata Lula con il santuario di San Francesco.
Nella Barbagia di Belvì i centri più conosciuti sono Aritzo, Belvì, Gadoni e Meana Sardo.
Nell’Austis Mandrolisai vi sono Atzara, Desulo, Sorgono, Teti, Tonara.
Nella Barbagia di Seulo spicca la foresta di Montarbu dominata dalla Punta Perda Liana.
I centri più importanti sono Esterzili, Sadali, Seui, Seulo e Ussassai.
In molte località vi sono eccellenti produzioni artigianali: tappeti, cuffiette ricamate (a Desulo), lavori di legno, di ferro per equitazione (a Gavoi), cestineria (Ollolai).
Ottimi i vini “Mandrolisai” di Sorgono.



NUORESE

E' il nome usato in modo generico per l’intera provincia di Nuoro, ma è anche, più specificatamente, la regione attorno al capoluogo, fino alle pendici del Gennargentu, compreso il Supramonte, e la piana di Ottana.
Nuoro è chiamata anche l’Atene sarda per la sua importanza culturale.
Ha dato i natali, tra gli altri, a Grazia Deledda e Sebastiano Satta.
La città è dominata dal Monte Ortobene dove ogni anno si celebra la festa del Redentore che richiama migliaia di pellegrini e turisti.
Altri centri importanti sono Dorgali e la sua costa, Oliena e le sue grotte, tra cui Tiscali, Orgosolo con i suoi murales, Orani, Orune, Orotelli, Sarule.
Vi sono molti importanti siti archeologici.
Eccellenti produzioni artigianali e ottimi vini, soprattutto il celebre “Cannonau” (Dorgali e Oliena).



BARONIE

Si distinguono quella di Siniscola e quella di Orosei, che occupano la fascia litoranea centro-orientale della Sardegna.
Oltre alle bellissime coste, tra i suoi richiami ambientali il Monte Albo.
Tra i centri principali:
nella prima oltre a Siniscola, vi sono Posada e S. Teodoro; nella seconda Orosei, che ha un pregevole centro storico ed ebbe una certa importanza nel Medioevo, Galtellì, cara a Grazia Deledda dove sta sorgendo il Parco Letterario dedicato alla grande scrittrice, ed Irgoli, importante centro di produzione di salumi.
Notevole nelle località costiere l’attività turistica.




OGLIASTRA

E' la regione della Sardegna più isolata e tra le più incontaminate, sul versante orientale del Gennargentu e proiettata sul mare.
Notevole il suo patrimonio naturalistico:
nel suo territorio si trovano splendide foreste millenarie mentre famosi sono i “tacchi”, torri di pietra formate dall’erosione del vento.
La costa, in parte a strapiombo sul mare, è ricca di piccole insenature di straordinaria bellezza, con Cala Luna, Cala Goloritzè, Cala Mariolu, Cala Sisine.
Tra le località più note, oltre al capoluogo storico Lanusei, da citare Tortolì con Arbatax, Arzana, Bari Sardo, Baunei e Santa Maria Navarrese, Jerzu.
Sulle coste vi è un promettente sviluppo turistico.




MANDROLISAI

Una delle Barbagie, situata nella regione del Gennargentu.
La sua produzione principale è il vino che prende il nome dalla regione, il “Mandrolisai”.
Il capoluogo è Sorgono, importanti i centri montani di Desulo e Tonara, famosi rispettivamente per i prosciutti
e per il torrone.




SARCIDANO

E' la zona che si trova tra le montagne del Gennargentu e le colline della Marmilla e della Trexenta, al confine, quindi, tra le province di Nuoro e Cagliari.
In questa zona si trovano il complesso nuragico di Santa Vittoria di Serri ed il nuraghe Arrubiu di Orroli, tra le più alte
e complete testimonianze dell’antica civiltà dei sardi.
I centri principali sono Laconi e Isili.



ALTO ORISTANESE

E' la parte settentrionale dell’antico Giudicato d’Arborea, suddiviso in due regioni il Montiferru e il Barigadu.
Il Montiferru si trova attorno all’ antico vulcano di Monti Urtigu (m 1.050), e si estende fino alla costa occidentale:
comprende i centri di Cuglieri, Narbolia, Santulussurgiu e Seneghe, con il suo famoso olio d’oliva.
Il Barigadu si affaccia sulla valle del Tirso e comprende l’altopiano di Abbasanta.
I centri più importanti sono Ghilarza, Paulilatino, Neoneli, Samugheo, uno dei maggiori centri di produzione di tappeti sardi, Busachi, uno dei pochi paesi dove le donne più anziane vestono ancora il costume tradizionale, Fordongianus, con le sue antiche terme, e Sedilo famoso per l’Ardia di San Costantino, una spettacolare sfida equestre.
In varie località vi sono delle bellissime chiese.




CAMPIDANO

L’altra parte della provincia di Oristano è costituita dal Campidano, che si estende fino al golfo di Cagliari.
Del Campidano di Oristano fa parte anche il Monte Arci, con i suoi preziosi giacimenti di ossidiana.
I centri più importanti della pianura, oltre al capoluogo Oristano, capitale del Giudicato d’Arborea, sono Cabras con gli stagni, le pescosissime lagune e la penisola del Sinis con i resti di Tharros (importante città fenicio punica e poi romana), Zeddiani, Baratili San Pietro e gli altri paesi dove viene prodotta la famosa Vernaccia, Arborea, il più importante centro agricolo-zootecnico della Sardegna, Terralba.
Nell’adiacente zona collinare si trovano Mogoro, uno dei principali centri di produzione degli arazzi, ed Ales.
In occasione del carnevale si corre la “Sartiglia” una corsa a cavallo alla stella.
Il Campidano Centrale si estende tra l’Oristanese e il Cagliaritano e comprende i centri di Sanluri, Assemini, Decimomannu, Monastir, Samassi, Nuraminis, San Sperate il “paese museo” e Sestu, che costituiscono una delle zone agricole più sviluppate dell’Isola.




MARMILLA

E' una regione circoscritta che prende il nome dalla dolcezza del profilo delle sue colline che hanno la forma della mammella.
In questa zona, importante per la produzione di grano, sorgono alcuni importanti monumenti dell’età nuragica, con la reggia di Barumini ed il complesso di Villanovaforru.
Altri centri di rilievo sono Gesturi con la Giara, un altipiano dove vivono i cavallini selvatici, Collinas, Lunamatrona e Tuili.
Da alcuni anni vicino a Furtei si estrae l’oro.
In alcuni paesi vi sono belle chiese ed in alcune sono conservati dei magnifici retabli (opere d’arte del periodo spagnolo).




TREXENTA

E' una regione collinosa inserita tra la Marmilla, il Campidano Centrale e il Gerrei.
I centri principali sono Senorbì, Guasila, Mandas, Suelli, che nell’antichità è stata sede vescovile.
Eccellenti vini sono prodotti nella zona.





MONREALE

E' la parte settentrionale del Sulcis-Iglesiente, quella che si affaccia sul golfo di Oristano.
E' dominata dal Monte Linas, che supera i 1.236 metri.
La zona ha avuto una grande importanza per i suoi giacimenti minerari.
Nelle sue coste si trovano le dune più alte dell’Europa.
I centri principali sono Villacidro, Arbus, San Gavino, Guspini e Sardara.



CIXERRI

E' una delle maggiori zone minerarie dell’Isola.
Nella parte che costeggia il rio Cixerri è pianeggiante, mentre la parte montuosa comprende il compendio del Marganai.
Il centro principale è Iglesias, che per secoli è stato il principale centro minerario d’Italia.
Oggi gran parte di questa regione è inserita nel Parco Geominerario.
Altri centri importanti Buggerru, Domusnovas, Gonnesa, Fluminimaggiore, nelle cui foreste sorge il tempio di Antas dedicato al Sardus PaterBabai”.




SULCIS

E' la regione che si trova nella parte sud-occidentale della Sardegna.
In questa zona si trova il bacino carbonifero di Carbonia.
Della regione fanno parte anche le isole di Sant’Antioco, dove sorgeva l’antica Sulci, e San Pietro, con Carloforte, dove si parla un antico dialetto ligure.
Altri centri importanti, oltre Carbonia, sono Teulada, Santadi con le famose grotte di “Is Zuddas”, e Portoscuso dove sorge la più importante zona industriale dell’Isola.
Notevoli i vini di Santadi.
Nel Basso Sulcis si trova un grande complesso di foreste, il più esteso del Mediterraneo.
Vicino a Pula vi sono le rovine dell’importante ed antica città fenicia e poi romana di Nora.
Bellissima la costa da Teulada a Pula con Chia, Santa Margherita e Nora.
A Sarroch sorge una delle più grandi raffinerie di petrolio d’Italia.




CAGLIARITANO

Comprende l’area metropolitana di Cagliari, con la città, i centri vicini ed il Campidano di Quartu.
Qui vive un terzo della popolazione dell’Isola.
La città è antichissima, fondata dai fenici, ma vi erano insediamenti fin dal periodo neolitico.
Fu capitale dell’omonimo Giudicato ed è da sempre il maggior centro della Sardegna; è ricca di testimonianze archeologiche e storiche con la necropoli punica di Tuvixeddu, l’anfiteatro Romano, il quartiere di Castello, la Cittadella dei Musei con l’importante Museo Archeologico Nazionale e la Pinacoteca.
Cagliari è circondata dagli stagni di Santa Gilla e di Molentargius dove nidificano centinaia di uccelli rari e in via di estinzione e, da alcuni anni, anche i fenicotteri rosa.
Notevole la spiaggia del Poetto.
La vicina Quartu Sant’Elena nell’ultimo periodo ha avuto un grande sviluppo demografico diventando la terza città sarda.
Altri centri importanti sono Monserrato, Selargius, Sinnai, Settimo S. Pietro.
Una piccola regione vicina è il Parteolla con Dolianova e Serdiana.
Tutta la regione è particolarmente dedita alla viticoltura con la produzione di ottimi vini, tra cui il Nuragus e la Monica.
In varie località della zona vi sono delle splendide chiese, romaniche e di altri periodi.




GERREI

E' una zona montuosa ricca di giacimenti minerari.
I centri principali sono Armungia, che dette i natali a Emilio Lussu, uno dei padri della Sardegna moderna, Ballao, Villasalto e Silius con le sue miniere di fluorite, e Goni con i suoi straordinai menhir di “Pranu Mutteddu”.




SARRABUS

E' la regione che occupa la parte sud-orientale della Sardegna scarsamente popolata è ricca di foreste e montagne.
Negli ultimi decenni, con l’esplosione del turismo, è diventata una delle mete preferite dai bagnanti.
Villasimius è il principale centro turistico della Sardegna meridionale.
Altri centri importanti sono Muravera, Villaputzu, San Vito, Castiadas, dove è sviluppata la produzione di agrumi e di frutta.



 

La Storia Sarda


 

La Storia

Di notevole rilievo è la storia con l'archeologia ed i monumenti più recenti.
Le prime tracce della presenza umana, probabilmente temporanee, risalgono al Paleolitico Inferiore, e cioè circa 500.000 anni fa, sono state trovate proprio in questa zona, nell'Anglona.
Recentemente alcuni studiosi hanno trovato la falange di un ominide (che è stato chiamato Nur) vissuto 250 mila anni fa, in un epoca abbastanza prossima all’uomo di Neanderthal.
E’ una scoperta di enorme importanza che, tra l’altro, ha riproposto il problema di come l’uomo e la fauna possano esser giunti nell’Isola e induce a ritenere vi sia stato un collegamento, o almeno la possibilità di un passaggio agevolato, tramite la Corsica e l’arcipelago toscano o altre isole scomparse.

Quelle successive sono del Paleolitico Superiore, circa 12.000 anni fa, ma si deve arrivare al Neolitico, circa 6.000 anni fa, per trovare tracce più ampie; a questo periodo si riferiscono le domus de janas (case delle fate), tombe scavate nella roccia. Testimonianze dei periodi posteriori sono piuttosto diffuse e sono state classificate come “cultura” per cui si hanno le culture di Bonu Ighinu, di S. Michele di Ozieri, di Arzachena, tutte località della provincia di Sassari.
Nell’età del rame si hanno le culture di Filigosa-Abealzu, di Monteclaro, del Vaso campaniforme o Beaker (dal caratteristico “bicchiere a campana”, diffusa in tutta l’Europa) e di Bonnanaro. Notevole importanza ebbe l’ossidiana, una roccia nera, vulcanica, vetrosa, uno dei primi materiali usati per fare strumenti taglienti, che si trova sul M. Arci, vicino ad Oristano, e che si diffuse in varie zone del Mediterraneo.



Civilta' Nuragica

Nell’età del bronzo, attorno al 1.500 a.C., quando le dinastie egiziane erano nel periodo di massima espansione, ebbe inizio la civiltà nuragica caratterizzata dai nuraghi, grandi torri circolari costruite con grossi massi a secco, contenenti fino a 3 vani sovrapposti, coperti con la cupola ad aggetto, ovvero la tholos micenea.
E’ probabile che il suo sviluppo sia dovuto ai contatti con il mondo greco-miceneo.
In Sardegna ve ne sono circa 7.000 mentre si trova qualche costruzione simile in pochissime altre zone.
La loro funzione era spiccatamente difensiva: erano posti in punti importanti o a difesa di villaggi che sorgevano intorno a loro.
In questo caso erano abitati dal Capo Tribù ed assolvevano gli stessi compiti del castello medievale.

Luoghi di culto dell’epoca erano i pozzi sacri, edifici sotterranei a pianta circolare, accessibili per mezzo di scale.
In essi era praticato il culto dell’acqua sorgiva che simboleggiava il principio fecondatore della natura.
Le sepolture erano le tombe di giganti, con corpo rettangolare terminante sulla fronte con un’abside con una grande stele al centro.
I famosi bronzetti nuragici, che riproducono guerrieri, animali, modellini di nuraghi, barche, danno lo spaccato di una civiltà agricolo-pastorale in cui il ceto aristocratico, sotto le vesti del guerriero, assume grande importanza dal punto di vista sociale.

Ulteriore dimostrazione della vitalità e originalità di questa civiltà sono anche le statue di guerrieri in arenaria, scoperte a M. Prama, presso Cabras nell’Oristanese:
probabilmente sono databili al VII sec. a.C. quando la statuaria greca muoveva ancora i primi passi.
Attorno al '800 a.C., nell’età del ferro, mentre nell’Italia centrale cresceva la civiltà etrusca, iniziarono a frequentare l'Isola i fenici provenienti dalle coste del Medio Oriente e, in seguito, giunsero i punici provenienti dal Nord Africa. La civiltà di Cartagine, dopo forti contrasti, si fuse con quella nuragica e sorse la civiltà sardo-punica, di eccellente livello politico-amministrativo ed una buona economia.



I Romani

Questa situazione fu interrotta, dopo la 1a guerra punica, dai romani che iniziarono la conquista dell’Isola nel 238 a.C. (Roma era stata fondata nel 750 a.C.) e la conclusero negli anni 115-111 a.C., anche se non riuscirono mai a domare le popolazioni interne della Barbagia.
Con la nascita dell’impero (27 a.C.) la Sardegna riacquistò una certa importanza come granaio di Roma.
Le strade sono tra le opere principali dei romani: l’attuale rete viaria segue più o meno i percorsi da loro individuati.
Nel 465 i Vandali, dopo la conquista di Roma, occuparono anche la Sardegna fino al 533.

In questo periodo si sviluppò il cristianesimo poiché il re Transamondo vi esiliò molti vescovi cattolici dall’Africa.
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, la Sardegna divenne una delle Provincie della Prefettura d'Africa dell'Impero d'Oriente e dopo l’VIII sec., restò completamente isolata.
Le cause principali dell’isolamento furono l’invasione da parte degli arabi di gran parte del Mediterraneo ma anche le conseguenze della “lotta iconoclasta” (culto delle immagini) con la rottura tra Bisanzio e le provincie occidentali.
Per favorire il rapporto con Bisanzio, l’imperatore Giustiniano aveva favorito la costruzione di numerose chiese:
il culto greco-bizantino si era ampiamente diffuso, vi erano parecchie piccole comunità di monaci, come testimoniano vari documenti, tante località o chiese con nomi di santi del Menologio, il libro liturgico di quel culto; parecchie sono pure le usanze rimaste di quel periodo.

Le chiese bizantine riconosciute come tali sono poche in tutta l'Isola anche perché quasi tutte furono ricostruite o modificate (le più note sono S. Giovanni di Sinis, S. Giovanni di Assemini, S. Saturno di Cagliari, S. Elia di Nuxis, S. Vero Congiu di Simaxis).
In effetti, a parte le notizie di fonte storica e l’esame delle strutture architettoniche, tali chiese sono molto più numerose, come si può verificare con tecniche più precise.
Infatti, l’accertamento è possibile con la misurazione delle dimensioni, come viene effettuata da autorevoli studiosi, tenendo conto dell’unità di base il piede bizantino di cm 31,23 (diverso dal palmo toscano di cm 24,8, dal palmo sardo di cm 26,23, dal piede piemontese di cm 52,47) e quindi delle proporzioni dell’edificio.



I Giudicati

Per un lungo periodo, i cosiddetti “secoli bui”, le informazioni sono scarsissime, come per molte altre zone:
è allora che sorsero i giudicati ma non si sa bene come e quando si sono formati.
Secondo un’ipotesi suggestiva, ma non ritenuta valida da molti storici, con il distacco emerse la figura del Primate religioso bizantino che affidò i poteri civili, militari ed amministrativi ad un Giudice (Arconte) e poi, per una maggior presenza sul territorio, ad altri Giudici in località minori (almeno agli inizi i giudici appartenevano alla stessa famiglia).
Questa ipotesi, se fosse vera, spiegherebbe tante cose.
ma poi si concentrarono in quattro:
quello del Logudoro, con capitale Turris Libissonis, poi Ardara ed infine Torres (Sassari), quello di Gallura, con capitale prima Galtellì od Orosei e poi Civita (Olbia), quello di Arborea, con capitale Tharros e poi Aristanis (Oristano) e quello di Karalis (Cagliari).

Solo dal sec. XI si hanno notizie precise sui giudicati che forse originariamente erano sette, come le diocesi, Col tempo i giudicati divennero dei veri regni (su rennu), un re chiamato Giudice (judike), erano divisi in curatorie governate da un curatore e i paesi (biddas) erano retti da un maiore.
Avevano un ordinamento speciale:
p.e. la successione non era automatica ma l'elezione o conferma avveniva col concorso della corona de logu, formata dal clero e dal popolo riuniti in assemblea, che peraltro rispettava la linea dinastica degli eredi.
La forte presenza del culto bizantino cessò dopo il 1054, quando avvenne lo scisma ed il Papa Gregorio VII, per eliminarne anche il ricordo, sollecitò i Giudici ad invitare monaci cattolici.

Giunsero i benedettini che ebbero in donazione numerose chiese e terre:
loro compito oltre che riportare la popolazione verso il cattolicesimo era di sviluppare l'agricoltura.
Tra i vari obblighi avevano pure quello di mantenere i monaci greci rimasti perché anziani o non in grado di ripartire.
Ai monaci benedettini si devono molte delle numerose e bellissime chiese romaniche che costituiscono un importante patrimonio artistico della Sardegna.
Il periodo giudicale è stato tra i più importanti della storia sarda ma ad un certo punto ebbe fine. Il Papa aveva spinto le repubbliche marinare di Pisa e Genova a combattere gli arabi per difendere l’Isola, oltre alle coste italiane, dalle invasioni degli arabi.
Dopo la vittoria - che evitò una conquista ma non incursioni continuate per secoli - esse svilupparono i rapporti commerciali e, sfruttando anche i contrasti tra i giudici, arrivarono ad ottenere il controllo di varie regioni.
Alcune città si erano costituite in Comune:
Cagliari, Iglesias, Bosa, Alghero, Sassari, Castelsardo.



Aragonesi e Spagnoli

Nel 1297, Papa Bonifacio VIII istituì il "regnum Sardiniae et Corsicae" e ne diede l'investitura a Giacomo II, conte-re di Catalogna e Aragona, nell'ambito di una sistemazione politica nel Mediterraneo.
Lo fece per risolvere la guerra dei Vespri Siciliani, la contesa tra le famiglie d'Angiò e d'Aragona, i contrasti tra Pisa e Genova.
Il regno esisteva solo sulla carta ed il nuovo re doveva conquistarselo, cosa che fece a partire dal 1323.
La conquista fu molto contrastata, i giudicati un po' per volta scomparvero (quello che resistette maggiormente fu Arborea).
Di gran rilievo fu la figura della giudicessa Eleonora, ancora assai popolare, che nel corso del suo regno (1383-1404), riuscì a riunire il popolo sardo contro gli invasori.

La sua opera più notevole è la Carta de Logu, scritta in lingua sarda, che tratta materie civili e penali.
L’autonomia del giudicato cessò nel 1409 con la vittoria di Martino il Giovane, figlio del re di Aragona, che però poco dopo morì e ciò comportò enormi conseguenze nella situazione della dinastia, del Mediterraneo e per il regno.
Al posto del giudicato fu istituito un Marchesato di Oristano ma anche questo si ribellò, fu sconfitto e scomparve nel 1478 poco prima che i regni di Aragona e Castiglia si unissero.
La dominazione spagnola fu molto pesante per la popolazione anche a causa dei feudatari ai quali era stato concesso in proprietà gran parte del territorio regionale:
essi durarono per diverso tempo anche nel periodo sabaudo.
I Comuni ed Oristano divennero Città Reali con uno statuto speciale.

Del periodo aragonese e spagnolo, sono pochi gli edifici di un certo pregio in tutta l’Isola, prevalentemente chiese.
Lungo le coste furono costruite varie torri per l’avvistamento e la difesa dalle incursioni dei pirati arabi.
Vi sono invece molte apprezzabili opere d’arte, come i “retabli” o le sculture di legno e di marmo.
Tra le sculture, anch’esse di provenienza iberica e poi italiana, che si trovano in molte chiese, sono da citare i gruppi “compianto di Cristo morto” ed i “crocifissi dolorosi”, nonché le tante statue di legno realizzate con la tecnica “estofado de oro” (cioè dorate e damaschinate), in gran parte di scuola napoletana.
Restano ancora molte usanze e costumi, tra cui varie manifestazioni religiose; anche la lingua resisté a lungo e ci volle parecchio tempo per sostituirla con l’italiano anche negli atti pubblici.




Regno e Repubblica

Nel 1718, durante un altro assestamento, la Sardegna fu assegnata ai Savoia che ebbero così il titolo reale:
all'inizio non vi fu alcun cambiamento, a metà del '700 si ebbe qualche miglioramento però si dovette arrivare al 1836-1839 per l'abolizione dei feudi.
Alla fine del ‘700, a causa dell’occupazione francese del Piemonte, la corte sabauda dovette scappare da Torino e si rifugiò in Sardegna.
Questo servì perché i regnanti si rendessero conto delle condizioni dell’Isola e per indurli a prendere qualche provvedimento.
Non vi furono però interventi tali da risolvere la situazione.
Dal Regno di Sardegna derivò il Regno d'Italia e poi la Repubblica Italiana.

Interventi sostanziali per risolvere i tanti problemi furono avviati dallo Stato Italiano solo con l'inizio del '900 e furono mantenuti anche a seguito del notevole apporto dei sardi alla causa nazionale durante la prima guerra mondiale, soprattutto con la leggendaria Brigata Sassari composta quasi esclusivamente da militari dell'Isola.
Durante il periodo fascista, la seconda guerra mondiale e negli anni successivi, la Sardegna ha seguito le sorti dell'Italia.
Nel 1948 è stata istituita la Regione Autonoma Sardegna, a statuto speciale, le cui competenze, però, sono ormai minori di quelle a statuto normale.
E’ necessario rivedere certi aspetti per consentire alla popolazione quella crescita che possa toglierla dalla situazione di scarso sviluppo in cui si trova.

Testi in collaborazione con Gianfranco Leccis, autore della collana “Conoscere la Sardegna”, Carlo Delfino Editore.Foto di GdC. 



Cenni Storici


 

Cenni Storici

Cenni Storici

Si indicano in corsivo gli avvenimenti di maggior rilievo nella storia mondiale

PREISTORIA

Evo Antico

500000 a.C

12-6000 a.C.


3500 a.C.


2700 a.C.

1800 a.C.

1500 a.C.

Età paleolitica (o della pietra scheggiata)

Età neolitica    (o della pietra levigata)

 

 

Cultura S. Michele e Arzachena    inizio dinastie egiziane

Età del rame    cultura M. Claro

Età del bronzo cultura Bonnanaro

Civiltà nuragica  civiltà micenea, massima espansione egiziana

STORIA

900 a.C.

800 a.C.


750 a.C.

500 a.C.

238 a.C

27 a.C.

476 d.C.

Età del Ferro

prima colonizzazione fenicia colonizzazione greca in occidente

fondazione di Roma

conquista cartaginese    periodo classico greco

inizio conquista romana

fine repubblica e inizio impero romano

caduta dell’Impero romano d’occidente

Medio Evo

534

1000


1323

1392


1409

1479

dominazione bizantina

periodo dei giudicati, Pisa e Genova, repubbliche marinare

inizio conquista aragonese

promulgazione della Carta de Logu di Eleonora d’Arborea

fine autonomia del giudicato d’Arbo­rea

inizio periodo spagnolo unificazione regni Aragona e Castiglia

Evo Moderno

1492

 


1718

1778


1789

1804

1815

1836-39

1861

1915-18

1939-45

1948

scoperta dell’America - periodo del Rinascimento italiano

 

assegnazione ai Savoia e nascita Regno di Sardegna

dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America

rivoluzione francese

Napoleone diventa imperatore dei Francesi

congresso di Vienna

cessazione del feudalesimo in Sardegna

proclamazione Regno d’Italia

1ª guerra mondiale

2ª guerra mondiale

costituzione Regione Autonoma della Sardegna



 

Bandiera Sarda


   di Salvatore Tola

Il 19 giugno del 1950, quando il Consiglio regionale votò per l’adozione dei Quattro Mori come stemma della Regione sarda, si ebbe l’astensione di un consigliere:
Antonio Era, professore dell’Università di Sassari, spiegò che non aveva origini locali né rappresentava i Giudicati sardi, come si credeva, ma veniva da vicende esterne all’isola.
Le ricerche che in seguito sono state condotte dagli storici, in particolare da Luisa D’Arienzo dell’Università di Cagliari, hanno dimostrato che aveva ragione:
il riferimento è infatti ad una battaglia che gli spagnoli avevano vinto contro gli arabi nel corso della lunga lotta di “riconquista” della penisola iberica, che ne era stata completamente occupata.

Pare si sia trattato della battaglia di Alcoraz, che è storicamente accertata al 1096, mentre i dettagli relativi ai Quattro Morti hanno molto del leggendario:
la vittoria sarebbe stata favorita da un misterioso guerriero che, con una croce rossa sul petto – e per questo si pensò potesse essere San Giorgio –, aveva dato una valido aiuto ai cristiani.
Al termine erano state trovate sul campo di battaglia le teste di quattro principi mori.
Ecco così creato lo stemma:
la croce di San Giorgio al centro e tra i bracci le teste dei quattro principi, tutte rivolte verso sinistra.
Fu adottato dagli Aragonesi che al momento della conquista lo trasferirono anche nella nostra isola; qui venne adottato come simbolo del Regno di Sardegna, ed è rimasto con l’avvento dei Savoia prima e, dicevamo, con la conquista dell’autonomia regionale poi.
Tra le curiosità che si legano a una vicenda così lunga e affascinante c’è quella della benda che i principi portano sulla testa.
Per lungo tempo è stata disegnata sugli occhi, quasi a significare il loro impedimento a vedere (la vera fede?).
Si è accertato che in origine la tenevano sulla fronte, ed è per questo che di recente l’emblema della Regione è stato corretto e riportato a quella sua configurazione.

La storia dei Quattro Mori comprende anche altri particolari e dettagli di contorno:
se ne può sapere di più da un piccolo libro illustrato di Barbara Fois dell’Università di Cagliari:
Lo stemma dei Quattro Mori.
Breve storia dell’emblema dei sardi, Carlo Delfino editore (48 pagine, 4,13 euro; indirizzo dell’editore: via Caniga 35, 07100 Sassari, tel. 079.262661).

 

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