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Lorighittas
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Culurgionis
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Malloreddus
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Lorighittas
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Tilicas
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Porcetto
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Cruguxonis santuingesus s su tzaffanau cun eda aresti
La bietola da costa, pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle, Chenopodiaceae, genere Beta, specie vulgaris, ha origini millenarie e si è sparsa naturalmente in grande estensione per tutto il Mediterraneo e l’Asia Minore.
Gli assiri e i babilonesi già 3000 anni fa, sperimentarono le varie specie di questo ortaggio e gli antichi greci le cucinarono in svariati modi.
Le bietole erano molto apprezzate dal popolo Etrusco e dal popolo Romano che le prediligevano nelle minestre e le chiamavano, beta. Il famoso gastronomo Marco Gavio Apicio, nel terzo libro del suo trattato di cucina, De re coquinaria, tratta delle varie peculiarità della pianta, da quella bianca a coste e foglie grosse, a quella dalle coste sottili da taglio, sino a quelle a costa rossa e numerose sono le ricette che ci ha tramandato.
Plinio il Vecchio decantava le coste come rimedio efficace contro la dissenteria, l'itterizia e le impurità intestinali.
Marco Terenzio Varrone, eccelso letterato, grammatico, militare e agronomo romano, sosteneva che il decotto di bietole era un toccasana e, nel suo, De re rustica, ne descrive la ricetta: “piglia radici di bietole nere, beta rubra (bietole rosse), mondale e falle disfare al fuoco in vino melato con poco sale ed olio, o anche in acqua con sale e olio. Ne farai un brodo che berrai”.
Teofrasto, letterato, grammatico, militare e agronomo romano, ne identifica due varietà nel suo primo trattato di botanica: Historia Plantarum, la nera, beta rubra, varietà che oggi viene chiamata bietola rossa e la bianca, beta candida.
I Romani invece classificavano le bietole, in bietole d’inverno ed in bietole d’estate.