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C’è nei versi di Pier Luigi Alvau l’Alghero di oggi, tra la fine dell’estate e l’indeciso autunno, quando una tiepida pioggia impaziente e la prima maestralata seria liberano la battigia dall’ultima traccia, quasi del tutto sepolta, della nutrita umanità turistica (molto poco umana quasi sempre), e lucidano la rena bianco-rosata delle spiagge, già turgida di bitorzoli che annunciano la ricrescita delle “undulne”, i cadidi gigli di mare. “Questa pioggia d’estate / ci fa ripensare / a continue vicende /di grandi e piccoli eventi / che profondamente portiamo / dentro di noi e / con magiche emozioni / riviviamo ogni volta / che il ritmo della quotidiana vicenda /si spezza”.
Non è uno dei soliti libri “regionali” (possiamo definirli così, pur utilissimi e degni di stima e di considerazione per il ruolo di segnalazione di ciò che succede in senso culturale e comunitario in un certo territorio), questa nuova opera metodologico didattica di Andrea Muzzeddu, professore di Scienze Umane al Liceo classico di Tempio Pausania, docente di Metodologia Didattica presso l’Istituto Euromediterraneo dello stesso centro gallurese, scrittore, saggista, antropologo e giornalista (ha creato e dirige una fortunata rivista, “Aggius”), con una tendenza ormai già consolidata per i problemi dell’istruzione e dell’apprendimento.
È appena uscito “80 anni Canzunendi”, un libro che raccoglie tutte le poesie di Ghjaseppa di Scanu, uno dei più importanti poeti ottocenteschi degli stazzi galluresi. Stampato a Tempio Pausania dalla Tipografia 200, curato da Sebastiano Scanu, nipote del poeta, e da Mario Pirrigheddu, noto animatore culturale tempiese, fondatore e direttore del giornale “Lu Baddhittu timpiesu” (diffusissimo a Tempio e dintorni tanto da meritare il riconoscimento popolare di <<unico giornale munito di “passa-porta” gratis per ogni famiglia>>), il libro è dedicato a Francesco Corda, il grande studioso e linguista olbiese-cagliaritano che ha dedicato e dedica buona parte dei suoi studi alla parlata gallurese.
Il volume, che raccoglie l’opera omnia, o quasi, di Ghjaseppa di Scanu, si apre con le presentazione di Mariu Pirrigheddu, con due note di Sebastiano Scanu, una delle quali dedicata alla grafia della raccolta, e con una precisa analisi della “Poesia gallurese d’intrattenimento nell’opera di Ghjaseppa di Scanu” di Francesco Corda. Questo libro singolare si dipana in 283 pagine di poesie scandite da quattro titoletti (“Li mutti a la spinsata, le rime estemporanee”; “Cumpunimenti longhi: canzoni, bringhisi, modi e diciotttu. Cumpunimenti di la ciuintura”; “Cumpunimenti di la mez’etai”; Cumpunimenti di la ‘icchjai.” Sono poesie d’amore, di augurio, di protesta verso una Gallura miscredente e avida di ricchezze, di rimpianto, di rappresentazione puntuale della vita e della natura in Gallura, con una rapido dito al cappello per Don Baignu, don Gavino Pes, poeta di grande valore anche per Ghjaseppa di Scanu che non gli perdonava però le sue tendenze per il gentil sesso, soprattutto in quei suoi panni non profani.