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Sabato 28 gennaio alle 17:00, per iniziativa dell’’Associazione Culturale “Quattro Mori” di Livorno, nella Sala Ferretti presso la Fortezza Vecchia Piazzale dei Marmi (Quartiere La Venezia) l’attrice Laura Mantovi presenta una lettura-spettacolo tratta dalle pagine del Diario di Anna Frank, della ragazzina olandese vittima delle deportazioni naziste, con documenti, testimonianze e la ricostruzione della situazione politica dell'Olanda nel periodo antecedente e successivo all’occupazione.
Ospitare questa rappresentazione su Anna Frank – ha detto Antonino Deias, presidente del circolo Quattro Mori - è un’occasione estremamente importante, soprattutto in un momento in cui i testimoni dell’orrore antisemita, per questioni anagrafiche, sono sempre più rari. Per questo motivo abbiamo l’obbligo morale di rafforzare le opportunità di raccontare quanto accaduto nel cuore dell’Europa durante il conflitto, così da stimolare le nuove generazioni su un tema di grandissima importanza, quello della memoria.
L’associazione dei sardi di Livorno ha costruito questo evento con lo scopo di coinvolgere la città e in particolar modo i giovani che possono permettere nel tempo di fare in modo che la questione legata allo sterminio degli ebrei e la Shoah sia un tema che non venga relegato solo all’ultima settimana di gennaio.
Fra il 1933 e il 1945 – ricorda Deias - l’Europa fu sconvolta dal regime nazista, dei 6.000.000 milioni di ebrei uccisi 1.500.000 erano minorenni. Il racconto di tutte le tappe della Shoah, dei fatti, dei luoghi, dei risvolti emotivi e psicologici, degli episodi più eclatanti come di quelli apparentemente più insignificanti, delle atrocità, delle complicità è materia inesauribile di studio e di riflessione da quasi sessant’anni. Ma il mistero di tanto orrore rimane comunque insondabile e dai contorni indefiniti. Tra i 1.500.000 minorenni ebrei uccisi una era una ragazza di 15 anni. Era nata nel 1929. È morta di tifo e stenti nel campo di Bergen-Belsen nel 1945. Si chiamava ANNE FRANK. Perché ricordare solo Anne? Primo Levi disse, parlando della sua storia: “Una singola ANNE FRANK desta più commozione delle miriadi che soffrirono come lei ma la cui immagine è rimasta in ombra. Forse è necessario che sia così, se dovessimo e potessimo soffrire le sofferenze di tutti i coinvolti non potremmo vivere più”.
Il 63% degli americani, due terzi dei giovani, non sa cos’è l’Olocausto, non conosce la Shoah, ignora Aushwitz. Molti continuano a rifiutare l’esistenza dei lager, a sminuire l’orrore che i diretti testimoni hanno riportato.
A.D.
L'artista Stefania Spanedda, dirigente dell' Associazione dei sardi in Torino “A. Gramsci”, porta