Benvenuto nel Sito dell`Associazione Culturale Messaggero Sardo
Questa la lettera diretta da un emigrato di Ulassai in Olanda ai sindaco del paese dell’Ogliastra sulla situazione degli emigrati all`estero iscritti all`A.I.R.E per quanto riguarda l` I.M.U .
“L`ìscrizione all`A.I.R.E ( Anagrafe Italiani Residenti all`Estero) ci attribuisce gli stessi diritti che spettano ai cittadini di Ulassai e a tutti gli italiani. Con riferimento all`I.M.U devo segnalarle che la legge Italiana attribuisce ai comuni il potere di classificare le abitazioni dei cittadini italiani residenti all`estero come "prima casa".
Leggi tutto: Ad Ulassai IMU più cara per case emigratiVorrei sapere un vostro parere circa il costo oramai insostenibile dei traghetti da e per la Sardegna.
Sono un sardo emigrato a Torino. Da tanti anni ogni anno torno nell’isola, adesso basta sono stufo
di regalare soldi a dei profittatori senza scrupolo.
Quanti turisti perde ogni anno la nostra isola?
Cosa fa la Regione per arginare tale vergogna.
Camillo Sanna - Torino
Sono emigrato in Olanda. In Sardegna ho una piccola casa. Al comune la giunta ha deliberato che gli emigranti devono pagare per seconda casa. Io mi domando perché in un altro comune non lo fanno.
Non ci dovrebbe essere una legge uguale per tutti.
Distinti saluti
Giovanni Tatti – Olanda
Lo abbiamo già detto e ripetuto. Il ministro Tremonti aveva abolito l’esenzione dell’Ici per la prima casa degli emigrati iscritti all’AIRE e solo dopo le proteste aveva lasciato la decisione alla discrezionalità dei singoli comuni. I sindaci che scaricano sugli emigrati i costi della crisi, secondo noi, commettono un errore imperdonabile oltre che un’ingiustizia
Continuano le proteste degli emigrati all’estero per la decisione di molti sindaci di tassare le loro abitazioni come “seconde case”.
Un lettore che si firma “
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” ci scrive: Lavoro all’ estero, in un paese Europeo.
Ho una casa in un paese di montagna in Sardegna dove sono nato.
Casa composta da tre piani. In ogni piano ci sono due stanze. Delle quali una in ogni piano è senza finestre. La uso solo per le vacanza.
Ora il Comune ha avuto la bella idea di scegliere come sua facoltà di classificarla seconda casa.
Pago 450 euro all’anno. La casa può avere un valore tra i 20.000 - 25.000 euro.
Direi che lì per lì non avrei nessuna difficoltà ad accettare quelle che sono le regole.
Quello che mi da fastidio e trovo discriminante è che paesi vicino al mare, dove molti italiani all’
estero hanno la casa, fanno pagare molto di meno. Ad esempio un mio amico che come me vive all’ estero, ha una casa molto più grande, con garage, che vale 150.000 euro e forse di più e, beato lui, paga 74 euro. Perché il Comune gliela ha classificata come prima casa.
Che ne dite? Discriminazione alla grande che certi politici non capiscono.
E mi fermo qui !!!GrrrrrGrrrrrr”.
Giovanni Tatti ci ha scritto dall’Olanda dove è emigrato.
“Ho una piccola casetta in Sardegna. Il Comune ha deliberato che chi sta all’estero deve pagare per seconda casa. Io non capisco, perché in molti paesi non si paga?
La Regione cosa dice? Si deve pagare per legge, si ho no? Aspetto una vostra risposta”.
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Abbiamo già scritto più volte che riteniamo questa scelta di molti sindaci discriminante e autolesionistica. Purtroppo la decisione di tassare anche le case degli emigrati all’estero iscritti all’AIRE risale al tempo in cui era ministro dell’Economia Giulio Tremonti che cancellò la norma che considerava la prima casa degli emigrati all’estero esente da ICI. In seguito a vibrate proteste del mondo dell’emigrazione il ministro fece un mezzo passo indietro lasciando ai Comuni la decisione di imporre l’Ici sulle case degli emigrati. I sindaci più sensibili e avvenuti hanno continuato a non applicarla ma molti – anche per le ristrettezze in cui versano le casse comunali – non hanno esitato a considerarle “seconde case” e applicare l’aliquota più alta.
Noi continueremo a martellare gli amministratori comunali fino a quando arriveranno a capire che non si possono penalizzare gli emigrati per fare un po’ di cassa.
Ma grazie, grazie davvero per l'invio di questa bellissima pubblicazione!
Carissimi, non sapevo ci fosse una campagna di finanziamenti al Mitico Messaggero Sardo!
A suo tempo avevo proposto una sorta di abbonamento ancora visibile in rete, ma Voi, come sempre, siete riusciti ad andare oltre !
Non mancherò certamente di dare un mio, anche se piccolo, contributo.
Un grande, grande saluto a tutto lo staff e ...Fortza Paris.
A presto ed ancora grazie di esistere!
Patrizio Fadda (Torino
Gentile Messaggero, sono uno dei tanti emigrati in Toscana, vivo a Volterra (Pi) e di recente sono andato nel mio paese di origine. Non sto a spiegare lo stupore che ho avuto quando mia moglie (e lei stessa) ha fatto il biglietto dell'attraversata con la “Moby”: più di € 400,00 andata e ritorno per due persone, quando un paio d'anni fa con 3 persone si spendevano sui €300,00. Ma siamo matti? Sono d'accordo perché si continui ad oltranza finché si riuscirà ad avere la nostra continuità territoriale, perché ci spetta di diritto come l'aria che respiriamo, e perché siamo Italiani come tutte le altre regioni italiane: anzi a dire il vero noi abbiamo contribuito più di tutti a fare l'Italia! Grazie saluti
Antonio Salaris (Volterra)
Caro Messaggero, periodicamente, da diversi decenni, cerco sempre di intervenire con spirito partecipativo, il che, in termini di comunicazione "all'italiana", si esprimerebbe piuttosto almeno per un disappunto, una critica, amara constatazione...fino alla disperazione. E tu ne sai qualcosa! Per questo motivo, mi spingo a suggerirti, se possibile, di separare i soggetti e repertoriarli, da una parte le lamentele, dall'altra le rivendicazioni, che dovrebbero essere costituite in Dossier, seguite cioè fino alla loro soluzione.
Questa idea mi è venuta dopo aver letto il servizio - Messaggero di Aprile - su Angela Puddu emigrata in Britannia e che conosce l'amarezza del trattamento poco contributivo che in Italia si riserva a chi, dal 1954 come me, non ha cessato di alimentare il suo paese di origine. Come? Omaggiando o aiutando i parenti residenti, depositando risparmi, partecipando in ogni tragica circostanza del paese, rappresentando il più grande strumento del marketing nazionale per la diffusione di prodotti, costume e cultura, costruendo le nostre case “senza contributi locali”, che molto generosamente sono state considerate “seconde case” agli effetti dell'IMU. (A me, pensionato, è costata 2100 € sforzo che non potrò rinnovare).
A me sembra che ci sia abbastanza per difendere un buon dossier, senza lasciarmi andare al solito, indegno piagnisteo! Cosa vuol fare per noi il Messaggero Sardo?
Paul Pallamidessi (Francia)
Caro Pallamidessi, il “Messaggero” online ha raccolto l’eredità de “Il Messaggero sardo” cartaceo e continua nella sua opera di collegamento tra i sardi che stanno fuori dall’Isola e la Sardegna. Lo fa dando voce ai singoli emigrati e alle organizzazioni che li rappresentano, raccogliendo denunce e lamentele, proposte e suggerimenti. Questa è la nostra funzione. Ad altri il compito di ascoltare e provvedere.