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Per poter rispondere alle domande sull’origine dei cognomi, tra le altre fonti, attingiamo anche dai tre volumi del prof. Massimo Pittau, “Dizionario dei Cognomi di Sardegna”, Cagliari 2006, editrice “L’Unione Sarda”(www.pittau.it)
Gambella originerebbe da cambella e cambetta come dinimutivi di Camba (gamba, stinco). Lo troviamo ripetutamente descritto in EA, capitolo del Codex Diplomaticus Sardiniae, a nominare casato assai illustre al tempo dei Giudici di Torres, con i quali era imparentato ed appartenne alla più antica nobiltà isolana. Non potevano mancare le pecore nere, e Gambella sono nominati in Sassari, dal 1400, come gran maneggioni della amministrazione pubblica e con la Corte spagnola, ma anche come capipopolo e feudatari di Sorso e Sennori, ed imparentati con altere famiglie aristocratiche. Nel 1700 nobili Gambella si ritrovano anche in Codrongianos.
Succu corrisponde al sostantivo omologo indicante semolino, granellini di pasta per minestre, non sicuro per discendenza; sembrerebbe descritto nel 1600 in quel del cagliaritano.
Questo cognome, come gran parte dei cognomi sardi, ha origini discretamente travagliate, potendo in questo caso avere origini paleosarde o nuragiche, inteso come sega o addirittura catena di monti frastagliati a guisa di sega, potrebbe essere interpretato come nativo di Serramanna, paese nei pressi di Cagliari, come può valutarsi in scritti antichi, Condaghe di Silki e carte volgari e nel Codice di Sorres che descrivevano un illustre casato di tale nome medioevale; altra possibilità è l’origine dall’italiano come Serra.
Pintus è da considerare il plurale di famiglia, di forma campidanese, di Pintu, corrispondente a dipinto, pitturato, macchiato, participio passato di pintare di derivazione latina (pinctare). Si ritrova in varie pubblicazioni del 1400 sardo.
Potrebbe originare da Boi, quindi significare anch’esso bue, con la caduta dell’iniziale b, effetto verosimilmente di combinazione sintattica (boi, su oi); in subordine potrebbe derivare dal latino hodie in campidanese “oi” cioè oggi; in ultima analisi potrebbe essere la discendenza di esclamazione di dolore o rammarico “oi”, attribuita come soprannome. Compare negli scritti sardi del 1400 circa.